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cronaca
08 Settembre 2025 - 15:30
È comparso nei giorni scorsi in via Cesare Balbo, nel quartiere San Salvario di Torino, un murales raffigurante Leila Khaled, storica militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), ritratta sorridente mentre imbraccia un kalashnikov. L’opera, realizzata su un muro a poca distanza dal centro sociale Askatasuna, ha subito suscitato forti reazioni politiche, riaccendendo il dibattito sull’arte urbana, i confini della libertà d’espressione e la rappresentazione della lotta palestinese.
A denunciare pubblicamente la presenza del murales è stato Fabrizio Ricca, capogruppo regionale della Lega, che ha parlato di “un gesto inaccettabile”:«A Torino l’ascesa dell’ideologia pro-Palestina sta sfuggendo di mano. È intollerabile che nella nostra città si possano vedere sui muri omaggi a terroristi che fanno della violenza e dell’odio la loro missione. Chiediamo al sindaco Lo Russo di farlo rimuovere immediatamente».
Nata nel 1944, Leila Khaled è una figura simbolica e controversa del conflitto israelo-palestinese. Diventata celebre per aver partecipato a due dirottamenti aerei alla fine degli anni ’60, è tuttora una delle esponenti più note del FPLP, organizzazione marxista-palestinese considerata terroristica da Unione Europea, Stati Uniti e Israele.
Allo stesso tempo, Khaled è ritenuta un’icona della resistenza in molti ambienti Pro Pal, dove viene vista come simbolo della lotta contro l’occupazione israeliana. La sua immagine, infatti, è stata più volte utilizzata in murales, poster e opere grafiche, in particolare nei circuiti dell’arte politica e militante.
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