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L'incendio a Carmagnola
10 Ottobre 2025 - 11:20
Produzione ancora bloccata alla Teksid di Carmagnola, dopo l'incendio devastante di alcuni giorni fa. E, per questa situazione, oltre alla cassa integrazione potrebbero a breve scattare anche i licenziamenti. Mentre le cause del rogo non sono ancora chiare. Le conseguenze sì.
Nella notte fra il 5 e il 6 ottobre, nello stabilimento Teksid, che fa parte della galassia Stellantis, hanno preso fuoco otto container a carboni attivi: si tratta di un elemento - utilizzato principalmente per ridurre le emissioni - della produzione delle cosiddette "anime" di alluminio che vengono poi avviate per la realizzazione degli altri elementi per l'automotive. Da qui viene inserito un getto di sabbia e resine nel getto d'alluminio in fonderia. Bloccato questo, non è possibile riprendere a produrre. Sono in attività, infatti, soltanto le presse per le quali, però, le scorte di "anime" sono limitate a due settimane.
In queste condizioni, a rischiare sono ora i 650 dipendenti Teksid, cui si aggiungono i lavoratori interinali e alcuni "trasfertisti" dagli stabilimenti Stellantis di Melfi e Cassino. Al momento, l'intenzione dell'azienda è disporre la cassa integrazione per circa 300-400 lavoratori, per molti dei quali si farà ricorso anche alle ferie arretrate. I lavoratori interinali, invece, "rischiano di essere lasciati a casa a breve" come rende noto la consigliera regionale Monica Canalis (PD).
L'impianto andato a fuoco finisce così sotto attenzione: per la sua realizzazione, Stellantis aveva investito 2 milioni di euro. "Perché è andato a fuoco un impianto di recentissima costruzione, costato a Stellantis oltre 2 milioni di euro? - si chiede Canalis -. L’impianto era stato collaudato correttamente prima di essere messo in funzione?"
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