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Sport & Business
11 Ottobre 2025 - 14:40
Cosa racconta di un marchio il palcoscenico che sceglie? Quando il sipario si alza sul Superbowl, lo spettacolo è globale: lo scorso anno 127 milioni di telespettatori hanno guardato la finale del campionato di football americano. È lì, nel cuore dell’evento più seguito della televisione statunitense, che Ferrero porterà Kinder Bueno, con un nuovo spot dedicato alle versioni fondente e al cioccolato bianco. Ma non basta: espositori dedicati, confezioni speciali e gusti in edizione limitata trasformeranno la campagna in una leva commerciale in grado di dialogare con lo schermo e, subito dopo, con lo scaffale. È un segnale potente, che parte da Alba e arriva dritto al centro della cultura pop americana.
“L’investimento pubblicitario segna un momento decisivo per Ferrero in Nord America”, ha spiegato Michael Lindsey, presidente e chief business officer del gruppo nel Continente. E ancora: “Questo non è solo l’investimento più storico di sempre nel marketing, ma è la nostra più audace dichiarazione di fiducia nella traiettoria di crescita in Nord America e nel nostro impegno a continuare a rendere Ferrero e i suoi marchi nomi familiari in tutta l’America”. Parole che definiscono una strategia: innalzare il profilo dei brand, accelerare la penetrazione nelle famiglie e mettere le basi per una crescita strutturale.
UN PORTAFOGLIO IN ACCELERAZIONE: KINDER E NUTELLA AL CENTRO
I numeri dicono che la traiettoria è già orientata verso l’alto: negli Stati Uniti Ferrero è cresciuta di oltre il 4,5% nell’ultimo anno. Kinder ha superato la soglia di mezzo miliardo di dollari di fatturato, un risultato che – sulle frequenze del Superbowl – diventa megafono per consolidare la relazione con i consumatori. L’annuncio di Kinder Bueno durante la finale si sposa con una tattica classica ma efficace: far vivere il brand su più piani, dallo storytelling pubblicitario alle attivazioni nel punto vendita, fino alle edizioni limitate che creano urgenza e desiderabilità. Non è solo pubblicità: è orchestrazione.
Sul fronte Nutella, la spinta all’espansione prosegue con nuovi prodotti: tra le novità, il gelato alla Nutella e la Nutella Peanut nel 2026. In vista dei Mondiali, quando l’attenzione verso i marchi alimentari si traduce spesso in prova d’acquisto, l’ampiezza di gamma diventa un vantaggio competitivo. La domanda chiave è: come trasformare un picco di visibilità in quota di mercato durevole? La risposta abita nella capacità di integrare comunicazione e innovazione, proponendo varianti che parlino a gusti diversi senza snaturare l’identità del marchio.
FABBRICHE E OCCUPAZIONE: LA DORSALE NORDAMERICANA
Il colosso nato ad Alba non punta solo sullo schermo. A Brantford, in Canada, Ferrero ha investito 445 milioni di dollari per ampliare lo stabilimento, con la creazione di 500 posti di lavoro dedicati alla produzione di Nutella biscuits e dei quadratini di cioccolato Ferrero Rocher. È un tassello di una strategia industriale più ampia: negli ultimi cinque anni sono stati investiti miliardi di dollari in impianti in Pennsylvania, Georgia, Arizona e Illinois, con oltre mille nuovi posti creati. La forza lavoro negli Stati Uniti è passata da meno di 300 dipendenti di un decennio fa a oltre 4.000 oggi. Questa infrastruttura è il controcanto necessario alla potenza di fuoco del marketing. Se la domanda cresce – e le grandi campagne servono precisamente a questo – serve una base produttiva flessibile, vicina al mercato, capace di ridurre i tempi di consegna e di assorbire shock logistici. È come costruire un ponte: il pilone della domanda non regge senza quello dell’offerta.
LO SPORT COME MEGAFONO E IL VALORE DEI “MOMENTI CHE CONTANO”
Perché puntare su Superbowl e Mondiali? Perché, in un’epoca di platee frammentate e algoritmi che dividono le audience in nicchie, i grandi eventi sportivi restano tra i pochi momenti di attenzione collettiva. Lo scorso anno il Superbowl ha raccolto 127 milioni di telespettatori: parlare a un pubblico così vasto in una volta sola significa guadagnare tempo, scalare più in fretta la curva della notorietà e, soprattutto, legare i brand a un contesto emozionale potente. La scelta di affiancare agli spot espositori, packaging speciali e gusti in edizione limitata per Kinder Bueno rafforza l’effetto memoria: la promessa vista in TV trova immediatamente il suo corrispettivo concreto in negozio. C’è un’altra dimensione, più sottile ma non meno importante: presidiare i “momenti che contano” significa entrare nei rituali dei consumatori. Che sapore ha l’intervallo del Superbowl? O il post-partita dei Mondiali? Se la risposta, per una fetta crescente di americani, include Kinder, Nutella o un gelato Wells, allora l’obiettivo di diventare “nomi familiari” si avvicina.
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