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Il caso
16 Ottobre 2025 - 17:55
Paolo Mazzoleni
Si chiudono ufficialmente all’indomani della presentazione in pompa magna della sua “opera madre” ossia il nuovo Piano regolatore di Torino, che la città aspetta da oltre 30 anni, le indagini su Paolo Mazzoleni, assessore all’Urbanistica di Palazzo Civico, e socio di Bruno Egger, architetti associati. È arrivata ieri la chiusura ufficiale delle indagini che lo vedono coinvolto nel giro meneghino di “costruzioni agevolate”.
L’accusa nei suoi confronti è quella di lottizzazione abusiva. L’assessore avrebbe infatti fatto figurare un progetto nuovo di zecca (Residenze Lac, appartamenti ai margini di un’area naturalistica, il parco delle Cave, nell’area metropolitana milanese) come “ristrutturazione”, presentando solo una Scia (Segnalazione certificata d’inizio attività). Sullo stesso modello contestato al “circolino” del sindaco Dem Beppe Sala, per cui le indagini sono ancora in corso.
Una doccia fredda che fa rischiare all’assessore il rinvio a giudizio, insieme con 35 altri indagati, e che risveglia i dubbi dell’opposizione in Comune, che da allora mina la sua poltrona traballante.
A Milano, nelle vesti di architetto, lo studio di Mazzoleni si occupa dei lavori della piscina Lido per conto della società spagnola Go Fit (sua cliente, che si è “aggiudicata” anche il recupero dell’ex Mercato dei Fiori e – molto probabilmente – delle Arcate dell’ex Moi). A Torino, nelle vesti di assessore, ha a che fare con chi – tra cui Go Fit – gli propone i progetti.
Per questo motivo il capogruppo M5S Andrea Russi aveva provato a indagare su eventuali incompatibilità, conflitto di interessi e inopportunità del suo doppio ruolo. “Il rapporto professionale tra Go Fit e l’assessore Mazzoleni non ha rilevanza perché non ha avuto alcun ruolo attivo nelle interlocuzioni”, era stata la risposta ufficiale della vicesindaca Michela Favaro. “Non c’è un interesse diretto, per legge, ma questa frase da sola non può sciogliere le mie perplessità. Si tratta di delibere, con cui si negoziavano le procedure legate all’immobile di via Perugia 29, non neutrali, che definiscono condizioni economiche e urbanistiche concrete. Proprio per questo dovrebbero essere adottate in un contesto di assoluta terzietà e trasparenza”, aveva risposto allora Russi. Che in quest’occasione decide di non replicare.
Dagli altri scranni dell’opposizione, tenendo fermo il diffuso garantismo, il consigliere Ferrante De Benedictis (FdI) parla di “opportunità da un lato e serenità nel portare avanti il difficile mandato”. Per la capogruppo di Forza Italia Federica Scanderebech: “L’interesse nostro e della città è quello di portare avanti il nuovo piano regolatore. Su tutto il resto ci affidiamo alla giustizia”. Mentre per Russi, che per primo aveva provato a “scoperchiare il vaso di Pandora”, il discorso è sempre lo stesso: “Al di là degli avvisi in sé, come può avere la tranquillità per gestire la città in questo contesto? Il modello Milano qui non va bene”.
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