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Il caso

Confindustria su Stellantis: "Se le condizioni sono più vantaggiose ha fatto bene ad andarsene"

Il presidente di Confindustriali Emanuele Orsini replica sulla crisi dell'automotive; Urso: "colpa del Green deal"

Confindustria, Orsini presenta il suo "governo" e silura Torino. Entra Lara Ponti: ecco chi è

«Come sapete abbiamo chiesto da un po’ di tempo un piano industriale per i prossimi anni (almeno tre, ndr) mettendo al centro misure poderose (cioè investimenti, ndr) perché sappiamo che le sfide sono importanti. E che dobbiamo essere competitivi nei confronti degli Stati Uniti, che ogni giorno attraggono le nostre imprese». A parlare, a margine dell’assemblea dell’Unione industriali di ieri mattina è Emanuele Orsini, presidente italiano di Confindustria. Ma a sconvolgere, forse, i deboli di cuore, è quel che aggiunge dopo il presidente: «Chi costruisce automobili va dove gli conviene costruire automobili». E ancora, ad essere più espliciti, il riferimento all’ex “mamma Fiat”. «Se Stellantis ha fatto un investimento da 13 miliardi di dollari negli Stati Uniti, - dice - è perché gli Usa gli hanno dato una prospettiva che per loro è più economicamente vantaggiosa. Se il nostro Paese non è in grado di dare questa prospettiva, partendo dall'energia, dalla certezza del diritto e dalla riduzione della burocrazia, è ovvio che le aziende vadano in un altro posto».

«Noi facciamo i compiti a casa per essere attrattivi. Nel frattempo, dobbiamo dirci la verità, dobbiamo trasformare i nostri in altri settori, nuove tecnologie», aggiunge. Che il settore automotive piemontese sia in profonda crisi, del resto, lo dicono i numeri della Camera di Commercio di Torino insieme ad Anfia: «Nel 2025, la filiera ha perso oltre 1 miliardo di euro e 1.500 posti di lavoro nella sola regione, e le proiezioni per il 2026 non lasciano presagire inversioni di tendenza».

«Tra il 2019 e il 2024, la Cina ha prodotto 6 milioni di veicoli in più, mentre l’Europa ne ha persi 3,8 milioni. Il Giappone è in calo di 1,2 milioni, gli Stati Uniti di 70mila. Nel nostro territorio, il danno è evidente e il 2026 potrebbe essere ancora peggiore», aggiunge il presidente dell’Unione industriali Marco Gay, sottolineando la necessità di una reazione rapida e concreta. «Dobbiamo recuperare il principio di neutralità tecnologica, l’unico che può sostenere davvero la nostra filiera metalmeccanica. Non possiamo più permetterci di perdere tempo».

Il tema divide anche il Governo. Il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, videocollegato, nel corso del suo intervento ha puntato il dito contro le politiche europee, parlando di una crisi continentale con radici a Bruxelles: «L’ideologia del “Green Deal” va smantellata. È stata accolta la nostra richiesta di spalmare le multe e anticipare al 2026 la revisione dei parametri fissati dall’UE. Non siamo più soli: costruiremo una nuova maggioranza in Europa per cambiare rotta. Sul fronte interno, invece, si rivendicano i successi nel contenere l’onda d’urto occupazionale. «Grazie al nostro impegno evitate chiusure degli stabilimenti Stellantis – ha affermato Urso –. Se cambiamo l’Europa, potrà ripartire anche il settore delle auto».

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