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29 Ottobre 2025 - 09:53
Il 6 novembre le farmacie private di tutta Italia potrebbero abbassare le saracinesche. A incrociare le braccia saranno circa 60mila farmacisti e farmaciste che lavorano nel settore privato: un’intera categoria pronta a fermarsi per chiedere il rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto ormai da più di un anno, il 31 agosto 2024. È il primo sciopero nazionale dei farmacisti privati nella storia, e nasce dal braccio di ferro tra i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federfarma, l’associazione che rappresenta i titolari delle farmacie.
Le trattative per il nuovo contratto si sono arenate dopo mesi di incontri infruttuosi. L’ultimo, previsto per il 9 ottobre, è stato cancellato da Federfarma, che ha accusato i sindacati di scarsa volontà di dialogo a causa di alcune mobilitazioni locali in Sardegna. I sindacati, dal canto loro, hanno risposto denunciando un “muro datoriale” e un’offerta economica giudicata inaccettabile. Al centro della disputa c’è la questione salariale: Federfarma propone un aumento di 180 euro lordi al mese, mentre i rappresentanti dei lavoratori ne chiedono il doppio — circa 360 euro — insieme a una revisione delle tutele contrattuali.
Per i sindacati, la questione non è solo economica ma identitaria. “Non chiediamo privilegi, ma il riconoscimento del ruolo professionale che i farmacisti oggi svolgono”, sostengono. Le farmacie, infatti, non sono più solo punti vendita di medicinali: sono diventate veri e propri presìdi di salute pubblica. I farmacisti si occupano di prevenzione, monitoraggio dei pazienti cronici, test diagnostici e consulenze sanitarie. Un lavoro che richiede competenze, formazione continua e responsabilità crescenti.
Il 6 novembre, quindi, i farmacisti delle farmacie private si fermeranno per l’intero turno di lavoro. Saranno garantiti solo i servizi minimi e le aperture d’urgenza. In contemporanea, sono previste manifestazioni in molte città italiane. In tutto il Paese si contano circa 18mila farmacie private, con una media di 3-4 dipendenti ciascuna: la partecipazione massiccia allo sciopero rischia di farsi sentire.
Federfarma però non ci sta. In una nota ufficiale, l’associazione respinge le accuse di immobilismo e difende la propria proposta come “coerente con le possibilità reali del settore”. Sottolinea inoltre che i margini economici delle farmacie sono già compressi dall’aumento dei costi di gestione e dalle politiche pubbliche di contenimento della spesa sanitaria. “La minaccia di uno sciopero nazionale non aiuta la ripresa del dialogo”, commentano i rappresentanti dei titolari.
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