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Il giorno che Carlo Abarth entrò nella leggenda: Breil Abarth 1000, un cronografo per la monoposto dei record

Edizione limitata a sessant'anni dall'impresa. La Fiat Abarth 1000 all'Heritage Hub di Stellantis

Breil Abarth 1000, il cronografo che riaccende il mito del record di Monza

C’è un rombo che non si dimentica mai, quello della Abarth 1000 monoposto che il 20 ottobre 1965 sfrecciava sull’asfalto di Monza, consacrando Carlo Abarth come icona della velocità. Sessant’anni dopo, quell’eco torna a vivere al polso grazie al nuovo Breil Abarth 1000, il cronografo che unisce la tradizione dell’orologeria alla passione meccanica dello Scorpione, in un connubio fra stile e tradizione automotive.

L’omaggio a una leggenda italiana

Frutto della storica collaborazione tra Breil e Stellantis Heritage, il nuovo segnatempo nasce in edizione limitata di 465 esemplari, numero che richiama i 465 record internazionali stabiliti da Abarth nel corso della sua storia. Un tributo di precisione e stile a un’impresa che segnò l’immaginario sportivo italiano: il giorno in cui Carlo Abarth, 57 anni e una dieta leggendaria a base di mele, tornò in pista per conquistare due nuovi record mondiali con la sua monoposto di classe G, spinta da un mille bialbero da 105 cavalli.

È il 20 ottobre 1965, e l’autodromo brianzolo è il teatro naturale di una sfida tutta italiana. Lì dove l’anello dell’alta velocità imponeva costanza e nervi saldi, Carlo Abarth decide di tornare a correre con una monoposto a ruote scoperte sviluppata interamente a Torino. Derivata dalla Formula 2 del 1964, mossa da un quattro cilindri bialbero da 982 cm³ capace di 105 CV a 8.800 giri, la Abarth 1000 pesa appena 500 kg e porta in dote un serbatoio di 10 litri. La leggenda, come accennato prima, racconta di una dieta ferrea, a base di sole mele, per perdere trenta chili e riuscire a calarsi nell’abitacolo: aneddoto o realtà, resta il fatto che il fondatore incarnò, in quelle ore, determinazione, precisione e velocità. 

Il cronometro, allora come oggi, non ammette interpretazioni: nella Classe G, la Fiat Abarth 1000 stabilì il primato sul quarto di miglio in 13"62 e sui 500 metri in 15"38. Non pago, il giorno successivo si montò un due litri e arrivarono due nuovi primati di accelerazione anche nella Classe E: 11"55 sul quarto di miglio e 15"38 sui 500 metri. L’anno seguente, quando i tentativi tedeschi provarono a incrinare quel dominio, la monoposto tornò a Monza a riprendersi quanto le spettava. Non è solo cronaca: è l’atto fondativo di un mito.

Design racing e anima meccanica

E oggi ogni dettaglio del Breil Abarth 1000 racconta quella sfida. La cassa in acciaio IP black da 42 mm esprime solidità e tensione dinamica; la lunetta in carbonio forgiato rimanda al mondo delle corse; il quadrante in fibra di carbonio con indici applicati e scala tachimetrica è una citazione diretta della strumentazione di bordo di una monoposto. Le lancette scheletrate e il dettaglio rosso del pulsante “START” sono richiami visivi alla filosofia Abarth: grinta, leggerezza e prestazione.

Sotto il vetro zaffiro, il movimento TMI VK63 al quarzo assicura precisione assoluta, mentre sul fondello compare l’incisione che celebra “1965-2025 – 60 anni di storia”. L’orologio, impermeabile fino a 10 atmosfere, è completato da un bracciale in acciaio IP black con chiusura deployante e loghi Breil-Abarth, venduto al prezzo di 399 euro.

Dalle curve di Monza alle vetrine del tempo

Chi desidera rivivere l’atmosfera di quell’impresa può ammirare la leggendaria Abarth 1000 monoposto del 1965 all’Heritage HUB di Torino, esposta accanto alla Abarth 750 Record Bertone del ’56 e alla Fiat-Abarth 1000 Monoposto Record Pininfarina del ’60, nell’area “Records and Races”. È lì che l’anima della velocità incontra quella dell’eleganza, proprio come in questo orologio che trasforma il mito in oggetto da collezione.

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