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27 Novembre 2025 - 18:12
Torna a infiammarsi il dibattito sulle “stanze del buco”, spazi sorvegliati da personale sanitario in cui le persone con dipendenze possono assumere sostanze in sicurezza. La proposta, avanzata settimane fa e rilanciata dalla Circoscrizione 7 con l’approvazione di una mozione che chiede una sperimentazione presso l’ospedale di corso Svizzera, ha riacceso la polemica in una città che è già tra le prime in Italia per consumo di stupefacenti.
«Non sono luoghi in cui i tossicodipendenti possono drogarsi facilmente e senza conseguenze, ma l’inizio di un percorso di controllo e cura - ha spiegato la consigliera della 7 Ilaria Genovese (Se), tra le principali promotrici dell’atto approvato dalla maggioranza -. Con la loro istituzione le persone resteranno meno in strada a drogarsi, e saranno controllate da personale sanitario». Citati anche i dati delle principali ricerche internazionali: ogni stanza del consumo andrebbe a prevenire in un anno 6 casi di HIV, 21 di epatite e 6 decessi da overdose. «La vera resa - aggiunge - non è aprire queste stanze, ma lasciare le persone a drogarsi nei vicoli».
Dichiarazioni che continuano a spaccare l’opinione pubblica, ma su cui Luca Deri, presidente della 7, chiede di ragionare con attenzione. «Se andassimo ora sulle sponde della Dora troveremmo ragazzi e ragazze che si iniettano droghe - spiega -. Il consumo diffuso, purtroppo, è all’ordine del giorno, e con questo documento vogliamo sperimentare nuove metodologie di aggancio, portando le persone in luoghi sicuri invece che sotto i ponti o nei parchi». Di segno opposto l’opposizione, con Daniela Rodia (Lega) che vede la proposta come una resa culturale e istituzionale: «Non è aiutando le persone a consumare sostanze stupefacenti che le si salva; in questo modo si legittima un percorso di autodistruzione e si indebolisce il principio secondo cui lo Stato deve proteggere la vita e la sicurezza dei cittadini». Una discussione arrivata, infine, anche in Consiglio regionale, a seguito di una manifestazione di FdI davanti all’ospedale Amedeo di Savoia. Occasione che spinge il consigliere M5S Alberto Unia a parlare di «Propaganda della destra», chiedendone conto con un’interpellanza indirizzata all’assessore alla Sanità Federico Riboldi. «Ribadiamo la nostra più assoluta contrarietà all’ipotesi di istituire stanze per il consumo controllato di stupefacenti» replica l’assessore.
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