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Il caso

Scuole accorpate: allarme gli istituti "mostri" nei quartieri fragili

Sono 15 gli istituti coinvolti dalla misura in tutto il Piemonte, di cui sette nel Torinese, Chiorino: "Lo abbiamo fatto più tardi possibile"

Scuola: niente accorpamenti dopo le proteste. ”Salve” anche le piccole scuole di montagna

Scuola: niente accorpamenti dopo le proteste. ”Salve” anche le piccole scuole di montagna

C'è chi canta vittoria per avere salvato alcune delle scuole "fragili" della città, e chi invece dà l'allarme: "Voi vedete numeri, non persone". La decisione di dimensionamento della rete scolastica regionale per l'anno 2026/2027 ha creato non pochi scontenti negli ultimi giorni.
Mercoledì scorso, mentre fuori sindacati, docenti e personale della scuola protestavano contro il nuovo "pacchetto" di accorpamenti scolastici voluto dalla Regione Piemonte per rispettare gli obiettivi del Pnrr, dentro la sesta Commissione — presieduta dalla consigliera Paola Antonetto — arrivava al via libera.

Sono 15 gli istituti coinvolti dalla misura in tutto il Piemonte, di cui sette nel Torinese: la primaria Allievo con l’istituto comprensivo Frassati, l’istituto comprensivo Collodi con il Calamandrei, il superiore enogastronomico Beccari con lo Steiner, liceo artistico e professionale, e il superiore Galilei Ferrari diviso tra il Majorana di Torino e il Giolitti. «Salvi», di contro, il professionale meccanico Birago e il Bodoni-Paravia (già frutto di un precedente accorpamento), ma anche i superiori Zerboni e Peano, in Borgo Vittoria, che vivono situazioni «di frontiera», e per questo avevano suscitato grande preoccupazione.

La Regione è, così, riuscita a scongiurare qualche taglio, ma non tutti. E così la questione diventa subito politica, con la vicepresidente della Regione e assessore all'Istruzione Elena Chiorino che punta il dito su un obbligo Pnrr "voluto dalla sinistra, che ora finge indignazione". Rivendicando di avere fatto quanto poteva per procedere il più tardi possibile. Mentre il centrosinistra parla di mancanza di ascolto e disinvestimenti, proprio in un momento di fragilità delle famiglie.

"È un discorso che va oltre i numeri", sottolinea la consigliera regionale Dem Nadia Conticelli. "E' stato amareggiante constatare il rifiuto sistematico di discutere in aula il mio ordine del giorno presentato a giugno per chiedere la sospensione immediata di tutti gli iter di accorpamento", sottolinea. "Si semplifica la scuola con l'edificio, ma non è così".

Al di là dei numeri, ad esempio, per Conticelli bisognerebbe prestare attenzione ai bisogni particolari degli istituti: "In alcuni di questi sono presenti tanti studenti con piani differenziati ed esigenze specifiche".

Mentre una replica affilata arriva dal consigliere comunale in quota FdI Ferrante De Benedictis: "I colleghi del Pd hanno la memoria corta, si sono dimenticati di quando hanno tagliato diverse sezioni delle scuole dell’infanzia torinesi giustificandole con la crisi demografica della città a gennaio 2023, o quando nell’autunno dello stesso anno si accorpavano le due scuole Pacchiotti-Revel e Matteotti-Rignon. Ed hanno anche dimenticato quanto succedeva a Settimo dove l’accorpamento aveva il nome di “nuovo campus”."

La Regione, invece, continua a ribadire che nessun plesso chiuderà, che cambiano solo le sedi dei dirigenti scolastici e che il dimensionamento è l’unico modo per non perdere i fondi Pnrr assegnati al Piemonte.

Intanto le famiglie aspettano risposte, e settembre — quando gli accorpamenti diventeranno operativi — non è poi così lontano.

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