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L'inchiesta

Torino, il dibattito sui monopattini si accende: cosa ne pensano i cittadini?

Testimonianze raccolte tra le vie e sui social rivelano una città spaccata in cerca di regole chiare

Torino, il dibattito sui monopattini si accende: cosa ne pensano i cittadini?

Immagine di repertorio

 

Il dibattito sulla presenza dei monopattini a Torino continua a far sorgere dubbi e incertezze, mentre a Firenze dal prossimo anno il servizio di sharing verrà abolito del tutto. Nel capoluogo piemontese si discute quotidianamente se serva una regolamentazione più rigida - con un utilizzo più controllato, dotazioni di sicurezza o targhe per il riconoscimento del mezzo - oppure se ci sia la necessità di una cancellazione totale, e le opinioni dei cittadini risultano tutt’altro che uniformi.

Molti torinesi riconoscono l’utilità del mezzo, ma lamentano mancanza di controllo, caos urbano e comportamento scorretto dei conducenti, a cui sembra manchi una “cultura” del rispetto della strada e degli altri. Martina, ad esempio, non vorrebbe eliminarli completamente, ma introduce un tema condiviso da molti: «Abolirli magari no, non del tutto almeno, però mettere una regolamentazione che possa tutelare sia chi guida il monopattino ma anche chi cammina per strada. Possono essere pericolosi e di incidenti ne abbiamo sentiti abbastanza. Però capisco anche la comodità: sono veloci e pratici

Francesco va nella stessa direzione e sottolinea che il problema principale è spesso l’utilizzo improprio: «Mettere una regolamentazione sì, per forza. Il problema dei monopattini deriva soprattutto da un utilizzo scorretto del mezzo di trasporto». La riflessione tocca anche un aspetto pratico: di notte i mezzi pubblici non sono sempre efficienti e, come osserva lui stesso, «molti studenti non possono permettersi un taxi, quindi eliminare i monopattini significherebbe togliere una possibilità di spostamento senza alternative».

Marco e Gianmarco, invece, si concentrano sul disordine visivo e funzionale della città: «Non sono regolamentati abbastanza, vengono lasciati in giro in posti non sicuri. L’abolizione no, perché resta un mezzo utile per cittadini e turisti, però così non funziona».

Se per le strade della città le opinioni sono articolate e spesso ragionate, sui social i commenti diventano più duri. Maurizio scrive: «Tra biciclette sui marciapiedi, contromano, senza luce… monopattini con due ragazzi sopra… questo è il modello sostenibile?! Dove sono i controlli? È un fallimento oltre ad essere pericoloso». La sua frustrazione sembra esprimere quella di molti automobilisti e pedoni che si trovano a convivere con una mobilità caotica, spesso imprevedibile, che porta a numerosi rischi per se stessi e per gli altri nella vita quotidiana. Giorgio racconta un episodio personale, e la sua idea è netta: «Ho rischiato di investire un ragazzo su monopattino passato col rosso. Alla mia protesta mi sono beccato un dito medio. Spero che questi mezzi siano proibiti».

Altri cittadini, come Mario, dipingono i monopattini come strumento necessario, a causa di una pessima mobilità pubblica: «Con migliaia di auto in giro e il trasporto pubblico disastroso è l’unica soluzione, altro che stop». Carla, infine, amplia lo sguardo oltre i monopattini: «La mancanza del rispetto del codice della strada riguarda tutti e manca il controllo. Se fossero dotati di targa e assicurazione si potrebbero multare. Io ne trovo spesso sui marciapiedi che impediscono il passaggio a passeggini e disabili».

Dal complesso delle testimonianze emerge dunque l’immagine di una città con diverse opinioni sul piccolo mezzo a due ruote, ma quasi tutti concordano su un punto: la situazione attuale non è sostenibile e servono regole chiare e controlli reali. C’è chi pensa di risolvere il problema abolendo completamente il mezzo, tagliando la questione alla radice, e chi invece propone regole più ferree, che però dovranno essere applicate rigidamente: in un modo o nell’altro, resta il fatto che i cittadini chiedono alla città - a Torino - di prendere una decisione, o semplicemente di cambiare le cose.

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