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Il caso
04 Dicembre 2025 - 21:51
Sono accusati di un omicidio stradale avvenuto più di due anni fa, ma in quel momento non erano su un’auto, né sul posto. Nessun loro coinvolgimento diretto. E’ quello che è accaduto all’ex sindaco di Collegno Francesco Casciano, in carica fino al 2024 con il Partito Democratico, e a uno degli allora suoi dirigenti comunali, Silvano Tempo, oggi imputati per omicidio stradale in relazione alla morte di Aldovino Lancia, pensionato di 70 anni deceduto nel 2023 dopo una caduta in bicicletta.
L’incidente mortale
Il processo di primo grado si è aperto questa settimana. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luca Cassiani e Massimo Davi. L’incidente risale al 27 settembre 2023. Lancia in sella alla sua bicicletta stava percorrendo il tratto tra strada vicinale di Berlia e via Rosa Luxemburg, a Collegno, quando avrebbe perso il controllo della bici a causa di «fessurazioni sul manto stradale», come emerge dagli atti.
Crepe, in sostanza, legate alla cattiva manutenzione del tratto stradale, che avrebbero decretato la caduta. Le irregolarità della pavimentazione, infatti, – secondo gli accertamenti – raggiungevano fino a 12 centimetri di ampiezza e 5 di profondità e non c’era una segnaletica volta a segnalare e delimitare il pericolo.
Caduto violentemente a terra, il settantenne - che non indossava il casco - era stato poi trasportato in ospedale già in condizioni critiche: i medici gli avevano riscontrato un’emorragia subdurale e una ferita intracranica esposta. Non ha mai ripreso conoscenza ed è morto il giorno successivo.
Le accuse
L’indagine è coordinata dalla sostituta procuratrice Antonella Barbera, che contesta agli imputati «negligenza, imprudenza e imperizia» nella gestione della rete viaria. Secondo la Procura, il Comune avrebbe omesso sia gli interventi di manutenzione sia i necessari controlli tecnici, oltre alla corretta cura della segnaletica di pericolo.
Nel punto dell’incidente, infatti, non era presente alcun cartello che segnalasse il dissesto del manto stradale, nonostante le anomalie fossero già visibili e potenzialmente pericolose per chi transitava in bicicletta.
L’avvio del processo
In aula ha già testimoniato il medico legale Roberto Testi, occupatosi dell’autopsia sul corpo del settantenne. Il dibattito riprenderà a febbraio, con l’esame dei tecnici comunali e dei consulenti incaricati di ricostruire lo stato della strada all’epoca dei fatti.
La difesa insiste sulla totale assenza di responsabilità da parte dell’ex sindaco. «E’ assolutamente estraneo ai fatti. Affrontiamo questo processo con grande fiducia nella giustizia e in modo trasparente – afferma l’avvocato Cassiani –. Si è trattato di un evento drammatico, ma fortuito, che non poteva essere da prevedere. Casciano non ha mai sottovalutato il tema delle manutenzioni e, da amministratore, ha sempre promosso la mobilità sostenibile. Proveremo che non ha responsabilità».
«Non capri espiatori»
Ad esprimere solidarietà nei confronti di Casciano anche il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi. «I sindaci sono chiamati a dare indirizzo politico ma non possono essere usati come capri espiatori di ogni disfunzione amministrativa o evento tragico che avviene sul territorio. Il confine della responsabilità è diventato troppo labile. Manfredi invoca un intervento normativo «urgente e strutturale, a partire dalla riforma dell’ordinamento degli enti locali per garantire una chiara distinzione tra le funzioni di indirizzo politico, proprie del sindaco, e quelle di gestione. I sindaci - aggiunge - non possono essere capri espiatori».
I prossimi passi
Il processo dovrà ora stabilire se la caduta sia stata davvero imprevedibile, come sostiene la difesa, o se quelle irregolarità nella pavimentazione stradale, costate la vita a Lancia – note e non segnalate – potessero e dovessero essere eliminate prima che diventassero fatali.
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