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Il fatto
12 Dicembre 2025 - 16:35
Per Hamid Abdallah, 42 anni, il confine tra una vita normale e un’esistenza dimezzata si è consumato la sera del 14 settembre 2024, su una banchina buia di corso San Maurizio. Era in attesa del tram, come tante altre volte in oltre dieci anni da residente, quando quel mezzo lo ha travolto. Da allora, Hamid non è più autonomo: l’impatto gli ha portato via un braccio. Oggi, al suo posto, c’è una protesi. «Pesa molto e non è sopportabile per troppe ore», sospira, seduto nello studio dell’avvocata Francesca Decaroli. È lei a seguirlo nella battaglia civile avviata contro il Comune e Gtt. La causa è in corso, l’udienza fissata, il danno quantificato in 815 mila euro.
Quella sera, erano le 21.50. Sulla pensilina all’altezza di via Montebello, un cespuglio incolto alto più di un metro sporgeva dalla banchina rialzata. Potrebbe essere stato lui a inghiottire Hamid agli occhi del tranviere. L’autista era stato indagato, ma il fascicolo è stato archiviato: il perito nominato dalla procura ha scritto di non poter stabilire se il pedone abbia perso l’equilibrio, cadendo verso il mezzo, o se fosse piegato per raccogliere qualcosa.
Ma un punto lo ritiene «altamente probabile»: il contatto sarebbe avvenuto proprio all’altezza di quel cespuglio erboso. È anche su questo elemento che si fonda l’atto di citazione. Decaroli parla di un «ruolo causale determinante», accertato dalla polizia giudiziaria: vegetazione incolta, oltre un metro di altezza, e, soprattutto, scarsa illuminazione. «L’area era buia, se non del tutto buia», scrive. Tanto che persino una testimone, presente sulla stessa banchina, quella notte non aveva visto chiaramente Hamid.
Per l’avvocata, il punto è chiaro: chi gestisce il verde pubblico e l’illuminazione - cioè il Comune - non avrebbe garantito condizioni di sicurezza minime. E le conseguenze sono incise nel corpo e nella vita di Hamid: «Ha patito e sta patendo danni gravissimi, fisici, non patrimoniali, esistenziali e alla vita di relazione». Il danno biologico permanente è stimato non inferiore al 60 per cento.
«Hamid lotta - conclude Decaroli - affronta una città e un’azienda pubblica per rivendicare non un privilegio, ma il diritto basilare a sopravvivere in un mondo in cui non sarà mai più autosufficiente».
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