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La manifestazione dopo lo sgombero

Guerra in corso Regina: i pro-Aska devastano il quartiere - LA DIRETTA

L'onda eversiva raggiunge Torino dopo la caduta del centro sociale di corso Regina: «Ci prendiamo la città»

Corteo antagonista, in 5mila da tutta Italia: «L'Aska non si tocca»

Corteo antagonista, in 5mila da tutta Italia: «L'Aska non si tocca»

Torino, ore 14.30: si radunano da Palazzo Nuovo gli antagonisti che manifesteranno dopo la chiusura del centro sociale Askatasuna, in una Torino blindata con 400 agenti in più a rinforzare le forze di polizia. "Oggi non è una data di fine, ma un nuovo inizio. Per noi lo sguardo non è solo su Askatasuna ma va ben oltre, lo abbiamo già detto in questi giorni, quello che è stato fatto non è un attacco a un centro sociale di quartiere ma a un movimento in generale", dichiara Stefano Millesimo, uno dei giovani leader di Aska, prima del corteo. 

 

Stefano Millesimo, tra  i leader di Aska, intervistato prima che partisse il corteo

 ORE 15: "Torino partigiana, que viva Askatasuna", è lo striscione srotolato davanti a Palazzo Nuovo. Mentre sui cancelli dall'Università è stato affisso il seguente lenzuolo: 'Siamo tutti Askatasuna, rovesciamo il governo fascista Meloni della repressione, della guerra, per una nuova resistenza'. Il corteo è in partenza. Tra i partecipanti anche il rapper e cantautore torinese Willie Peyote.

Il cantante torinese Willie Peyote prende parte al corteo 

Le famiglie "pro-Aska" scese in strada

ORE 15.50: il corteo sfila lungo corso San Maurizio. Tutte le strade che portano ad "Aska" sono chiuse dalla polizia. La sfilata pro-Aska ha già raggiunto le 2mila unità. Presenti esponenti politici: dall'assessore comunale al Welfare Jacopo Rosatelli alla consigliera regionale Alice Ravinale (entrambi Avs), ma anche i sindacalisti Giorgio Airaudo e Federico Bellono della Cgil ed Edy Lazzi (Fiom).

ORE 16.30: esplode la violenza. I manifestanti provano a sfondare il cordone della polizia per riprendersi Askatasuna. Ma vengono respinti dagli idranti del Reparto mobile all'altezza di corso Regina angolo corso Farini. Vola di tutto: pietre, bottiglie, petardi, persino estintori. Gli antagonisti, tutti col volto travisato, usano i cassonetti dell'immondizia come arieti per cercare di sfondare, senza esito. I bidoni vengono incendiati. Corso Regina Margherita è un campo di battaglia. Arrivano i vigili del fuoco a spegnere l'incendio. Scene a cui assistono i residenti, molti passanti si rifugiano negli androni dei palazzi per sfuggire alla guerriglia.

ORE 17: finita la guerriglia in corso Regina, il corteo (che ormai ha superato le 5mila unità) lascia l'area di "Aska" e prosegue in corso Belgio, corso Tortona e, superato il fiume, corso Casale. "Oggi abbiamo dato una dimostrazione di cos'è Askatasuna. Askatasuna non è un palazzo che si può sgomberare, siamo tutti e tutte noi - annuncia dal megafono Sara Munari, un'altra dei giovani leader del centro sociale -. Siamo persone che sognano un mondo giusto, un mondo che andrà distrutto pezzo dopo pezzo. Ma questo non ci basta, se Piantedosi pensa di avere vinto sgomberando il palazzo di corso Regina, ci troverà in ogni angolo, in ogni palazzo e in ogni strada di questo paese. Perché la casa di Askatasuna sono le strade".

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