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Il tentato omicidio
30 Marzo 2023 - 07:30
L'ingresso del palazzo di corso Svizzera 56
Nei pochi metri dell’appartamento di corso Svizzera 56 c’era sangue ovunque: è da lì che i carabinieri sperano di risalire a chi ha legato, picchiato e quasi ammazzato Jalal Naynia, che da ieri mattina lotta fra la vita e la morte all’ospedale Cto.
Gli uomini della polizia scientifica stanno cercando di capire se quel sangue sia soltanto della vittima o anche di chi lo ha aggredito. Per lo stesso motivo hanno setacciato, in lungo e in largo, sia la camera che la cucina alla ricerca di impronte digitali. Anche perché al momento il 34enne marocchino non può raccontare se abbia subito un furto o se si sia trattato di un regolamento di conti, come ipotizzano il suo padrone di casa e alcuni fra i vicini. E non si trova neanche l’oggetto con cui Naynia è stato colpito con violenza alla testa.
L’aggressione
I carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia Mirafiori hanno ascoltato tutti per ricostruire cosa sia successo prima delle 10 di ieri mattina, quando è arrivata la prima chiamata al 112.
Ma, fra gli ambulanti del mercato di corso Svizzera, c’è chi torna indietro di molte ore nella sua testimonianza: molti di loro arrivano a notte fonda per montare il banco. E alle 3 hanno visto due auto parcheggiate proprio davanti al civico 56, da cui sarebbero scesi tre uomini.
Aggiunge Mohamed, egiziano che ha banco di ortofrutta di fronte al palazzo e il magazzino in quello di fianco: «Stanotte ho visto quel marocchino che scendeva alle 3 e mezza e prendeva una bottiglia d’acqua alle macchinette qui accanto».
La ricostruzione dei fatti di ieri fa poi un salto fino alle 10, quando la vittima ha chiesto aiuto. Ma com’è entrato il suo aggressore? Probabilmente erano più di uno, che hanno legato Jalal, gli hanno messo un cappio al collo, gli hanno legato le mani con delle fascette e lo hanno picchiato selvaggiamente. Poi lo hanno colpito in testa con un oggetto contundente che non è stato ancora trovato dai carabinieri. I quali cercano anche fra i filmati delle telecamere lungo la via.
Chi è la vittima
L’ipotesi è che il 34enne marocchino abbia aperto ai suoi aggressori. Li conosceva? Fra i vicini c’è chi ipotizza che si sia trattato di un regolamento di conti per questioni di droga (sembra che la vittima abbia anche precedenti per furto e spaccio di cocaina): «Non ci stupiremmo, visto che era già successo che venissero i carabinieri a casa - ripercorrono Beppe ed Emma Birolo, titolari della panetteria all’angolo e proprietari dell’appartamento della vittima, affittato da una decina d’anni a uno dei suoi tre fratelli - Spesso, in quell’appartamento, vedevamo girare delle mazzette di banconote ma ci hanno pagato sempre l’affitto con i bonifici: il contratto sarebbe da 250 euro ma loro ce ne versavano 200, usando i soldi del reddito di cittadinanza».
Il padrone di casa, insieme ad altri vicini, è stato ascoltato a lungo nella caserma della stazione Campidoglio, in corso Appio Claudio.
Interviene Mohamed, l’ambulante egiziano che lavora di fronte: «Qui c’è da tempo un giro di droga, abbiamo sempre visto un viavai strano».
I rilievi dei carabinieri e della scientifica nell'appartamento della vittima
Il doppio giallo
Su tutti questi aspetti stanno indagando i carabinieri guidati dal tenente colonnello Andrea Corinaldesi, comandante del reparto Operativo. Al momento restano due punti interrogativi: perché il 34enne marocchino è stato aggredito con metodi molto simili a quello di un regolamento di conti? E qual è l’oggetto contundente con cui hanno colpito? Potrebbe trattarsi di una mazza o di un martello. Di certo c'è che non è stato trovato e che Naynia ha riportato un grave trauma cranico: ieri è finito in sala operatoria, con i neurochirurghi impegnati tutto il giorno a salvargli la vita. Al momento risulta intubato e in prognosi riservata.
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