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Le rivelazioni di Pasquaretta: «Mi sono preso due avvisi di garanzia per Chiara e il Movimento 5 stelle»

Interrogato ieri l’ex portavoce dell’ex sindaca al processo che lo vede alla sbarra per vari reati

Chiara Appendino e Luca Pasquaretta

Un'immagine scattata quando Appendino era sindaca

È comparso in tribunale il 30 marzo 2023 l'ex portavoce di Chiara Appendino Luca Pasquaretta, che è stato interrogato al processo in cui è accusato di peculato per la consulenza prestata nella primavera del 2017 alla Fondazione per il Libro. L’ex braccio destro di Appendino deve rispondere di vari reati, tra cui una presunta estorsione all'ex sindaca, che ha sempre negato l’estorsione, dicendo di non essersi mai sentita minacciata.

Nel corso dell'esame, l'ex collaboratore ha commentato le telefonate fatte all'ex assessore al Commercio Alberto Sacco e all’ex spin doctor del Movimento 5 Stelle Pietro Dettori, chiamate con cui, secondo la tesi della Procura, mirava a ottenere altri incarichi di lavoro istituzionali attraverso la minaccia di rivelazioni compromettenti sul conto di Appendino & Co. Un vero e proprio ricatto secondo l’accusa. “Mi sono preso due avvisi di garanzia per difendere il Movimento e Chiara”, ringhiava l’ex braccio destro della sindaca al telefono con Dettori, mentre a Sacco diceva “Se parlo io viene giù tutto”, aggiungendo che avrebbe “vuotato il sacco in Procura”.


Incalzato dalle domande del pm Gianfranco Colace, Pasquaretta ha giustificato così quelle parole: “Per difesa intendevo la difesa di un progetto, una Giunta, un sogno da cui ormai ero praticamente fuori. Ero un uomo deluso e mi sentivo scaricato dopo essermi messo al servizio di Chiara e averla trattata come una sorella”. Le frasi dette a Sacco invece sarebbero state “uno sfogo al telefono con un amico”. “Mi spiace che le abbia percepite come minacciose, me ne sono scusato anche con lui. Ero una persona stressata e delusa, con la percezione di essere stato preso in giro da un amico che continuava a dirmi 'va tutto bene'", ha dichiarato. Oltre all’estorsione, a Pasquaretta vengono contestati peculato, corruzione, traffico d’influenze e turbativa d’asta. L’accusa di peculato si riferisce all’ormai arcinota consulenza da 5mila euro per il Salone del Libro 2017, ritenuta fasulla dai pm. Una volta scoppiato il caso nel 2018, Pasquaretta è stato spinto alle dimissioni dall’entourage della sindaca, salvo poi trovare lavoro come collaboratore parlamentare dell’allora viceministra dell’Economia Laura Castelli. Anche questo incarico secondo i pm sarebbe stato ottenuto con metodi poco ortodossi.

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