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Finanza

Alla Crt arriva Palenzona, il "Banchiere di Dio", «ma sono un peccatore»

Sostituisce Giovanni Quaglia ai vertici della Fondazione torinese

Il presidente

Fabrizio Palenzona

Lo chiamano il “Banchiere di Dio”, perché è un fervente cattolico, «ma sono un peccatore», precisa Fabrizio Palenzona, 70 anni il prossimo settembre e neo presidente della Fondazione Crt. E poi ci sono i suoi trascorsi politici come sindaco di Tortona e della provincia di Alessandria. Un impegno all’ombra dello scudo crociato che per Palenzona è stato un trampolino di lancio. Grazie anche ai buoni uffici del signore delle autostrade, il tortonese Marcellino Gavio.

Il “Banchiere di Dio” è stato anche vicepresidente di UniCredit, presidente di Gemina e di Aeroporti di Roma e Aviva Italia. Nel 2018 è stato nominato presidente dell’Associazione italiana concessionarie autostrade e trafori e di Assaeroporti ed è membro del consiglio di amministrazione di Mediobanca, dell’Abi e dell’Università del Piemonte Orientale e presidente di Prelios. Ma la poltronissima è arrivata ora, quella della Fondazione che “comanda” a Torino (ma al 50% con quella del San Paolo), spodestando da quella “Savonarola” un altro “Banchiere di Dio”, Giovanni Quaglia. Anche lui democristiano, amministratore locale, sindaco e consigliere regionale e, infine, uomo di finanza. Quaglia ha sperato fino all’ultimo nella riconferma, ma poi ha dovuto cedere il passo e ha augurato al competitor «un buon lavoro, perché nessuno è indispensabile». A bassa voce, però, non ha rinunciato alla sua proverbiale e ironica vena polemica, non tanto nei confronti di Palenzona, ma di quei consiglieri che all’ultimo minuto gli hanno voltato le spalle: «Che il Signore mi aiuti a comprendere le vicende umane».

Sembra un ritorno a quella vecchia Cassa di Risparmio - Crt (oggi UniCredit) che era nel contempo banca e fondazione e a guidarla era stata chiamata una donna, Emanuela Savio, democristiana anche lei e se non propriamente “banchiera di Dio”, era venerata quasi come la Madonna

Palenzona ha risposto da lontano (dal Costa Rica dove si era recato a trovare la figlia): «Sono nato a Pozzolo Formigara, tutta la vita è stata sul territorio e per il territorio. Il mio programma sarà improntato sull’economia sociale dei territori, cercando di offrire una risposta strutturata alla povertà e alla scolarizzazione dei ragazzi. Tanti pensano che un banchiere sia qualcuno che fa soldi con i soldi, poi alla fine le cose sono più semplici e limpide: ma se ricordi i tuoi piedi che affondano nel fango dello Scrivia, non distante da casa mia; se hai la zia che ti manda a raccogliere i “fichi”, ovvero gli escrementi dei cavalli, perché sono buon letame per i gerani, capisci che un banchiere deve stare di fronte alla comunità e agevolarla nel credito». Un programma che fa intravedere e sperare in una maggiore generosità da parte della Fondazione, almeno nei riguardi di iniziative che «nascono dal basso».

Di sè, nella sua biografia, Palenzona ha scritto: «Sono profondamente cattolico (cattolico peccatore, c’è bisogno di dirlo?). E sono profondamente politico. Ho sempre pensato che la politica sia al centro. E se questo fa storcere il naso ai populisti, ai turbo-finanzieri, ai banchieri poco inclini a guardare un po’ più in là, verso la gente, mi importa assai poco». Sembra un ritorno a quella vecchia Cassa di Risparmio - Crt (oggi UniCredit) che era nel contempo banca e fondazione e a guidarla era stata chiamata una donna, Emanuela Savio, democristiana anche lei e se non propriamente“banchiera di Dio”, era venerata quasi come la Madonna.

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