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Finanza
22 Aprile 2023 - 06:30
Fabrizio Palenzona
Lo chiamano il “Banchiere di Dio”, perché è un fervente cattolico, «ma sono un peccatore», precisa Fabrizio Palenzona, 70 anni il prossimo settembre e neo presidente della Fondazione Crt. E poi ci sono i suoi trascorsi politici come sindaco di Tortona e della provincia di Alessandria. Un impegno all’ombra dello scudo crociato che per Palenzona è stato un trampolino di lancio. Grazie anche ai buoni uffici del signore delle autostrade, il tortonese Marcellino Gavio.
Il “Banchiere di Dio” è stato anche vicepresidente di UniCredit, presidente di Gemina e di Aeroporti di Roma e Aviva Italia. Nel 2018 è stato nominato presidente dell’Associazione italiana concessionarie autostrade e trafori e di Assaeroporti ed è membro del consiglio di amministrazione di Mediobanca, dell’Abi e dell’Università del Piemonte Orientale e presidente di Prelios. Ma la poltronissima è arrivata ora, quella della Fondazione che “comanda” a Torino (ma al 50% con quella del San Paolo), spodestando da quella “Savonarola” un altro “Banchiere di Dio”, Giovanni Quaglia. Anche lui democristiano, amministratore locale, sindaco e consigliere regionale e, infine, uomo di finanza. Quaglia ha sperato fino all’ultimo nella riconferma, ma poi ha dovuto cedere il passo e ha augurato al competitor «un buon lavoro, perché nessuno è indispensabile». A bassa voce, però, non ha rinunciato alla sua proverbiale e ironica vena polemica, non tanto nei confronti di Palenzona, ma di quei consiglieri che all’ultimo minuto gli hanno voltato le spalle: «Che il Signore mi aiuti a comprendere le vicende umane».
Sembra un ritorno a quella vecchia Cassa di Risparmio - Crt (oggi UniCredit) che era nel contempo banca e fondazione e a guidarla era stata chiamata una donna, Emanuela Savio, democristiana anche lei e se non propriamente “banchiera di Dio”, era venerata quasi come la Madonna
Palenzona ha risposto da lontano (dal Costa Rica dove si era recato a trovare la figlia): «Sono nato a Pozzolo Formigara, tutta la vita è stata sul territorio e per il territorio. Il mio programma sarà improntato sull’economia sociale dei territori, cercando di offrire una risposta strutturata alla povertà e alla scolarizzazione dei ragazzi. Tanti pensano che un banchiere sia qualcuno che fa soldi con i soldi, poi alla fine le cose sono più semplici e limpide: ma se ricordi i tuoi piedi che affondano nel fango dello Scrivia, non distante da casa mia; se hai la zia che ti manda a raccogliere i “fichi”, ovvero gli escrementi dei cavalli, perché sono buon letame per i gerani, capisci che un banchiere deve stare di fronte alla comunità e agevolarla nel credito». Un programma che fa intravedere e sperare in una maggiore generosità da parte della Fondazione, almeno nei riguardi di iniziative che «nascono dal basso».
Di sè, nella sua biografia, Palenzona ha scritto: «Sono profondamente cattolico (cattolico peccatore, c’è bisogno di dirlo?). E sono profondamente politico. Ho sempre pensato che la politica sia al centro. E se questo fa storcere il naso ai populisti, ai turbo-finanzieri, ai banchieri poco inclini a guardare un po’ più in là, verso la gente, mi importa assai poco». Sembra un ritorno a quella vecchia Cassa di Risparmio - Crt (oggi UniCredit) che era nel contempo banca e fondazione e a guidarla era stata chiamata una donna, Emanuela Savio, democristiana anche lei e se non propriamente“banchiera di Dio”, era venerata quasi come la Madonna.
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