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Chiesa e dintorni

Il "buen retiro" di Padre Bianchi lontano da Bose, tra l'orto e il forno per fare il pane

Lo aiutano l'ex sindaco di Torino Valentino Castellani e il cardiochirurgo e consigliere regionale del Pd, Mauro Salizzoni

Il fondatore di Bose

Padre Enzo Bianchi

In una fotografia postata sui social, accompagnata da parole che evocano un senso di calore e vita, Padre Enzo Bianchi si è trasferito e ha annunciato la sua nuova impresa: la creazione di una “Casa della Madia” ad Albiano di Ivrea e lontana dalla Comunità di Bose, ormai dimenticata. Dietro di lui si staglia un cascinale ristrutturato, un edificio su due piani con un grazioso cortile.

Non si tratta di un semplice proposito, ma di un progetto che sta per diventare realtà. C’è un comitato che sta supportando Padre Enzo ed è composto dall’ex sindaco di Torino, Valentino Castellani, in qualità di presidente, e da Corrado Colli e Mauro Salizzoni, ex cardio chirurgo e consigliere regionale Pd. L’immobile, venduto il 5 luglio 2021 dal falegname Maurizio Ollearis di Viverone, è accessibile tramite una stradina sterrata immersa nel verde, che parte dalla Provinciale per Ivrea. I lavori di ristrutturazione sono stati affidati all’impresa edile di Ugo Ollearo di Piverone. «Trascorsi poco meno di due anni di esilio dalla comunità alla quale ho dato inizio - spiega Bianchi - e nella quale ho vissuto per 55 anni, e non potendo tornare a Bose per finire i miei giorni da monaco nella vita fraterna, ho acquistato con l’aiuto di amici e attraverso un mutuo decennale un cascinale dove poter vivere nella pace gli ultimi anni della mia vita».

VALENTINO CASTELLANI

Il progetto della “Casa della Madia” non mira a rifondare la comunità che Enzo Bianchi ha avviato, né a fondare una nuova comunità religiosa riconosciuta canonica. L’obiettivo è quello di vivere come un monaco cenobita, diversamente dallo stile di vita eremitico che ha sempre caratterizzato il suo percorso. «Cammin facendo vedremo cosa ci riserverà il Signore e cosa ci suggerirà lo Spirito - ha affermato Bianchi -. Questo cascinale - che da sempre porta il nome augurale di Camadio, ossia, casa dove si fa il pane, sarà certamente un luogo di incontro, di fraternità e sonorità, una tavola approntata per la condivisione e lo scambio delle parole, degli affetti e della speranza».

MAURO SALIZZONI

Il sogno di Padre Enzo Bianchi è di creare un rifugio di pace e ospitalità per coloro che cercano un luogo di silenzio e per ora si diletta nell’orto.

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