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LAVORO & TECNOLOGIA
12 Marzo 2025 - 22:15
Immagine di repertorio
Quasi un lavoratore su due in Italia chiede di essere formato sull’intelligenza artificiale. Secondo l’ultima indagine Randstad Workmonitor, condotta in 35 paesi, il 43% degli occupati ritiene fondamentale acquisire competenze specifiche sull’AI per affrontare le trasformazioni tecnologiche in atto. Un’esigenza che supera di gran lunga altre opportunità di aggiornamento professionale offerte dalle aziende.
Dopo l’AI, le competenze più richieste riguardano la gestione dei progetti software (21%), l’analisi dei dati e l’alfabetizzazione informatica (entrambe al 20%). Ma c’è anche un forte interesse per le cosiddette soft skill: mindfulness e benessere occupano il quinto posto, seguiti dalla comunicazione, dalla leadership e dalla capacità di pensiero creativo.
L’interesse per la formazione sull’intelligenza artificiale sta crescendo rapidamente. In Italia, la domanda è aumentata dell’8% in un anno, con un livello di richiesta superiore di cinque punti rispetto alla media europea e di tre rispetto a quella globale. Tra i più interessati troviamo i lavoratori over 55 (50%) e la Generazione Z (43%), seguiti dalla Gen X (42%) e dai Millennials (36%).
Ma quali competenze servono per lavorare con l’AI? Secondo Fabio Costantini, amministratore delegato di Randstad HR Solutions, per sfruttare al meglio l’intelligenza artificiale non bastano solo competenze tecniche, come la programmazione o l’analisi dei dati. Sono fondamentali anche capacità umanistiche, come comunicazione, creatività ed etica nei processi lavorativi. A fare la differenza è, inoltre, la learning agility, ovvero la capacità di apprendere in modo continuo e adattarsi rapidamente ai cambiamenti.
L’apertura verso l’intelligenza artificiale è ormai diffusa: il 72% dei lavoratori italiani è disposto a utilizzare le nuove tecnologie nel proprio ruolo. Ma la formazione su questi strumenti non è solo un’opportunità di crescita: è anche un elemento chiave per trattenere i talenti in azienda (retention aziendale). Il 38% degli occupati (+12% rispetto all'anno scorso) afferma che sarebbe pronto a cambiare lavoro se non avesse la possibilità di formarsi su temi come l’AI. Inoltre, il 40% rifiuterebbe un’offerta di impiego priva di opportunità di apprendimento legate al futuro digitale.
L’intelligenza artificiale sta ridisegnando il mercato del lavoro, e i lavoratori italiani ne sono pienamente consapevoli. Ora la palla passa alle aziende: chi saprà investire nella formazione garantirà il proprio futuro, chi resterà fermo rischia di perdere i talenti migliori e restare indietro nella corsa all’innovazione.
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