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19 Luglio 2018 - 08:54
Deve rispondere dell’accusa di abbandono di rifiuti, un imprenditore classe 1985 di Lanzo a processo a seguito di un controllo eseguito dai carabinieri nel luglio 2014 su alcuni terreni al confine tra Lanzo e Balangero, vicino al torrente.
In quella circostanza, infatti, i militari della compagnia di Venaria trovarono diverse piante abbattute proprio nell’area limitrofa al torrente, con la vegetazione che ormai rasentava lo zero. Ma anche dei rifiuti industriali, non pericolosi per l’ambiente, come hanno dimostrato le indagini eseguite all’epoca, coinvolgendo anche l’Arpa: i rifiuti vennero tutti catalogati come “D1”, ovvero come discarica abusiva ma non pericolosa. Rifiuti che sarebbero stati posizionati da una società che stava eseguendo dei lavori per sistemare un terreno vicino al torrente. Allo stesso modo, poco più avanti, vennero trovati anche altri materiali, portati lì da altre società della zona. Dopo una breve indagine, i carabinieri riescono ad arrivare al 33enne (difeso dall’avvocato torinese Andrea Serlenga, ndr), che ha sempre spiegato, sin dal primissimo istante, come avesse ottenuto i permessi per una bonifica «per poter poi coltivare mirtilli in un’area di circa 60 metri quadrati». A dare manforte alla tesi del giovane imprenditore, anche la madre, che al giudice del tribunale di Ivrea, Ombretta Vanini, ha spiegato come fosse in atto la bonifica.«Quei materiali erano stati posizionati lì temporaneamente. L’area doveva essere pulita proprio per dare avvio alla coltivazione dei mirtilli. E avevamo tutti i permessi in regola, rispettando in toto le procedure, così come voleva il Comune di Lanzo».
Il processo è stato aggiornato al mese di settembre, quando è previsto l’ascolto di nuovi testimoni.
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