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Il Borghese

Penna e calamaio

Gli auguri della redazione

Per un caso, dovuto a malattie di stagione, ferie e riposi dei redattori, spetta a me l’onore della firma dell’editoriale del 24 dicembre, il “giornale di Natale”. Sono sentiti e d’obbligo gli auguri ai lettori e a tutti coloro che contribuiscono alla fattura di questi fogli: dai tipografi, agli agenti pubblicitari, ai distributori. Mi faccio portavoce di editore, direttore e della redazione: collaboratori, fotoreporter, grafici, addetti all’amministrazione compresi. Ora dovrei guardarmi indietro e tentare un bilancio su ciò che è stato nell’ultimo anno e su quali sono gli auspici per il prossimo. Cosa che lascerò fare ben volentieri al direttore non appena si rimetterà dall’influenza, certamente prima di Capodanno. Per il momento mi limito a commentare una notizia pubblicata oggi su questo giornale e che mi ha colpito particolarmente.

L'ALBERO DI NATALE A PORTA NUOVA

Riguarda le centinaia, se non le miglia di bigliettini e lettere che i torinesi hanno voluto appendere all’albero di Natale al binario numero 9 della stazione di Porta Nuova. Sono scritti quasi tutti a penna e contengono speranze, desideri, ricordi di qualcuno che non c’è più, come la mamma mancata da poco, o il fidanzato che ha scelto un’altra donna. Nell’epoca dei social media, di Internet che impazza e viene considerato il principale canale di comunicazione, penna e calamaio prendono la loro rivincita, almeno a Natale. E’ la famosa bottiglia con la lettera lanciata nell’Oceano, nella speranza che qualcuno la trovi, la legga e parta per salvare il naufrago sperduto nell’isola deserta. Una comunicazione più lenta, però più discreta di quella a cui i social ci hanno abituati. Ma quei pezzetti di carta sono scritti con il cuore e quelle pagine a volte sono macchiate, solo perché intrise di lacrime di dolore o di gioia.

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