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L'intervista
28 Marzo 2024 - 09:21
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, lo ha detto chiaramente: «Dobbiamo prepararci a cose gravi». E non è l’unico a pensarla così: «L’Occidente e i suoi valori sono sotto attacco. Niente panico ma dobbiamo prepararci a un futuro complicato».
Luigi Chiapperini lo dice tutto d’un fiato e le sue parole fanno venire i brividi. Anche perché escono dalla bocca di un generale di corpo d’armata, in congedo dopo aver guidato contingenti Nato in Kosovo e Afghanistan e Onu in Libano. Pochi conoscono gli scenari di guerra come lui, che è anche autore del libro “Il conflitto in Ucraina”: «La situazione mondiale è diventata ancora più complessa negli ultimi anni - premette Chiapperini - Qualcuno dice che l’Occidente ha “abbaiato” e provocato una reazione di certi Paesi. E’ il contrario: basta guardare gli investimenti militari negli ultimi anni. In Italia sono l’1% del Pil, in Russia il 6%. Lì è destinato agli armamenti un quarto della spesa pubblica».
Il problema è che ora quelle armi vengono anche utilizzate in Ucraina: «Cioè una di quelle nazioni che hanno liberamente scelto di far parte della Nato, organizzazione difensiva che non si è allargata e non ha mai attaccato nessuno. Invece la Russia ha invaso Kiev contro ogni diritto internazionale. E ora c’è la reazione dell’Occidente, tardiva ma giusta». Intende i famosi 100mila militari della Nato schierati in Polonia? «No, quella è propaganda russa che riporta dati relativi alle forze armate polacche: quei 100mila sono semplicemente i loro soldati».
Quindi le preoccupazioni sono esagerate? «L’Occidente è effettivamente sotto l’attacco dei Paesi in via di espansione: sono offensive economiche e commerciali, come quelli che la Cina sta facendo in Africa. Ma ci sono anche gli attacchi militari della Russia, che punta il “ventre molle” dell’Occidente per riprendersi il suo ruolo di potenza militare».
C’è il rischio di altri conflitti? «La Cina vuole avere il controllo del Mar Cinese e si sta armando contro Taiwan. E Moldavia e Transnistria potrebbero essere il prossimo boccone della Russia». E l’Italia? «Noi non siamo “ventre molle”, anche se in passato non ci siamo preparati come avremmo dovuto. Ora abbiamo capito il pericolo. Dobbiamo essere pronti, soprattutto di fronte al rischio di attentati che potrebbero arrivare dall’Isis: il cosiddetto stato islamico esiste, ha delle cellule in Europa, Asia e Africa e attacca i Paesi nemici, come la Russia».
E’ possibile che possano colpire anche da noi? «Sì, ma l’Italia ha dimostrato di essere efficace nel prevenire queste azioni, forse grazie all’esperienza maturata con le Brigate rosse. La nostra intelligence lavora su tutti i fronti per la prevenzione mentre le forze di polizia, supportate dalle forze armate, assicurano la protezione diretta della popolazione».
In questi giorni si è tornato a parlare di leva obbligatoria. Lei che ne pensa? «I militari di leva funzionavano durante la guerra fredda. Oggi abbiamo sistemi d’arma ed equipaggiamenti troppo complessi perché siano gestiti da soldati con pochi mesi di addestramento: sarebbe controproducente, a meno che si arrivi alla Terza guerra mondiale. Ma non ci arriveremo. Piuttosto in Italia bisogna incrementare le risorse per arrivare, come dichiarato recentemente dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, a non meno di 170mila soldati professionisti. Inoltre sarebbe opportuno predisporre una forza di riserva di volontari da mobilitare all’occorrenza». E l’esercito europeo? «Sulla carta esiste già, è la somma degli eserciti dei singoli Stati. Ciò che conta è una politica estera e di difesa comune, che al momento non c’è».
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