l'editoriale
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29 Agosto 2022 - 15:47
Le mani intrecciate di Susy, la moglie di Alberto Balocco, con quelle dei figli Diletta, Matteo e Gabriele sono l’immagine del dolore più straziante. Perché il “re dei panettoni” non è morto nel letto di casa per malattia o è stato vittima di un incidente aereo o stradale, ma è stato ucciso da un fulmine, in una frazione di secondo durante una giornata d’estate. C’è anche il volto terreo di Alessanda, la sorella della vittima che erediterà la guida della “ditta”, coperto da un paio di occhiali scuri e si intravede solo uno sguardo teso e inespressivo. «Il colpo è stato davvero forte», commenta un dipendente della Balocco che ai funerali, che sono stati celebrati ieri nella cattedrale di Fossano, si è presentato, insieme a decine di colleghi, con la divisa della “ditta”.
«Ma bisogna continuare - ha detto nell’omelia in vescovo della città, monsignor Piero Delbosco, amico di famiglia -. Qualche tempo fa Alberto mi aveva confidato la sua preoccupazione per i prossimi mesi che per la Balocco sarebbero stati difficili. E, come sempre, Alberto mi ha manifestato l’entusiasmo e la volontà di superare la crisi. Non si arrendeva mai». Ieri c’era tutta Fossano dietro la bara dell’imprenditore «illuminato, sognatore e visionario - ha spiegato nell’orazione funebre Fulvio, amico d’infanzia della vittima -, ma sempre con i piedi ben saldi a terra». C’erano i dipendenti della “ditta”, gli amici, gli atleti della squadra locale di calcio, di quella di ciclismo e dei gruppi agonisti dello “Sporting” che Alberto aveva deciso di sponsorizzare con il marchio “Balocco”. Poi le autorità: il sindaco Dario Tallone, il presidente della Regione Alberto Cirio, quello della provincia di Cuneo Federico Borgna.
C’erano i colleghi imprenditori: visibilmente commosso Alberto Bertone, presidente di “Acqua Sant’Anna” e i manager di Ferrero, Maina e di altre aziende di questa zona operosa del Piemonte. Non poteva mancare una delegazione della Juventus, squadra del cuore di Alberto, con il gagliardetto listato a lutto. Commosso il ricordo del papà che emerge dalla lettera scritta dai figli e letta al termine della celebrazione dalla primogenita: «Fortuna. Sembra assurdo utilizzare questa parola in un momento come questo - Diletta ha scandito il termine con tono commosso -, ma è proprio così. Abbiamo avuto la fortuna di essere stati parte della tua vita. Sei stato un padre, un marito e un imprenditore meraviglioso. Ci hai insegnato a stringere i denti e a non mollare mai, proprio come facevi tu. Abbiamo avuto fortuna, perché ci hai amato con tutto il tuo essere e ogni tuo gesto era pieno d’amore. Ci hai insegnato a vivere. Sei stato e continuerai a essere il nostro motore», e un fragoroso applauso ha riempito le navate della cattedrale.
Ancora l’amico Fulvio: «Ti piaceva girare il mondo, eri curioso di vedere e scoprire cose nuove. Ma una cosa è sempre stata fuori discussione: la casa è qui, a Fossano». Dopo le esequie il corteo funebre si è snodato tra due ali di folla, lungo via Torino, ma poco prima Susy, quasi scortata dai figli, ha lasciato in silenzio il sagrato della chiesa, preferendo fare ritorno a casa e lasciando Alessandra, la sorella di Alberto ed erede naturale alla guida della “ditta”, ad abbracciare, uno ad uno, chi Alberto lo ha conosciuto e lo ha amato.
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