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Gnam di Roma

"Il tempo del Futurismo": dopo le polemiche apre la mostra "kolossal"

Al via fino al 28 febbraio 2025, l’esposizione curata da Gabriele Simongini. L’allestimento si sviluppa su quattromila mila metri quadri in 26 sale per 350 opere

Il tempo del Futurismo è stato delineato ottant’anni fa quando, era il 2 dicembre del 1944, moriva Filippo Tommaso Marinetti, il padre del movimento più discusso della cultura italiana. La prima avanguardia del Novecento che ancora oggi fa parlare, riflettere, pensare e litigare. Così com’è accaduto nei mesi passati quando fu annunciata l’inaugurazione della mostra dal titolo, appunto, “Il tempo del Futurismo” che si è aperta ieri presso la Gnam di Roma (in viale delle Belle Arti, 131 fino al 28 febbraio), ma che prima di arrivare a questa fatidica data è passata attraverso malumori politici, proroghe, diffide, comitati scientifici saltati. Una mostra sul Futurismo, additato come movimento della destra, sembrava essere un capriccio dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ma, dopo l’inaugurazione avvenuta il 2 dicembre, anche le più sottili illazioni sono scemate. Promossa e sostenuta dal Ministero della Cultura - oggi nella persona di Alessandro Giuli succeduto a Sangiuliano dopo il caso Boccia - e curata da Gabriele Simongini, l’esposizione si sviluppa su quattromila metri quadri in 26 sale, 70 i musei prestatori e 350 opere fra quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d’arredo, film, un centinaio fra libri e manifesti, un idrovolante, automobili, motociclette e strumenti scientifici d’epoca, più due installazioni site-specific. Un patrimonio che ha messo a tacere, per ora, anche i più sofisticati fruitori d’arte.

«Questa volta non si può dire che non ci abbiate visto arrivare...» ha ironizzato il ministro della Cultura Alessandro Giuli in occasione della presentazione della mostra riferendosi alle polemiche: «Siamo stati preceduti da una sana Rissa in Galleria» ha aggiunto il ministro citando proprio un’opera di Umberto Boccioni.
«Questa mostra è bellissima e spettacolare, se l’avessimo fatta a New York o a Londra ne sarebbe orgoglioso tutto il Paese. Io ho costruito questa mostra senza alcun intento ideologico», ha detto ancora il curatore Gabriele Simongini chiedendo di mettere uno stop alle polemiche non dopo avere ringraziato l’ex Ministro Sangiuliano come gli è stato chiesto dal pubblico, però...

Diversamente dalle mostre del passato dedicate al rivoluzionario movimento d’avanguardia fondato nel 1909 da Marinetti, questa mostra si concentra sul rapporto tra arte e scienza/tecnologia e illustra quel “completo rinnovamento della sensibilità umana avvenuto per effetto delle grandi scoperte scientifiche” posto alla base della nascita del Futurismo.

Una riflessione oggi attualissima, se si pensa che lo tsunami tecnologico dell’intelligenza artificiale sta investendo l’umanità, avverando la profezia della macchinizzazione dell’umano e dell’umanizzazione della macchina preconizzata proprio dai futuristi. La mostra punta a essere inclusiva, didattica e multidisciplinare, si rivolge al grande pubblico e in particolare alle nuove generazioni. Per questo illustra i concetti di velocità, di spazio, di distanza e di sensibilità percettiva evidenti nei capolavori del Futurismo contestualizzandoli nella società dell’epoca, rivoluzionata dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche.

Soddisfatta del risultato, infine, la direttrice della Gnam, Renata Cristina Mazzantini: «Questa Galleria forse è il posto che meglio rappresenta il Movimento per la grande collezione di opere futuriste che conserva. È una mostra importante. Inoltre è una mostra “fatta in casa” che dimostra che il ministero è perfettamente in grado di organizzare una mostra grandiosa: a memoria non ne ricordo di così imponenti».

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