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Editoria & Retroscena
12 Ottobre 2025 - 05:50
Elkann vende La Stampa (e non solo) e Carlo De Benedetti annuncia la cessione del suo quotidiano Domani. Grandi manovre stanno scuotendo il mondo dell’editoria torinese e piemontese: dal peso storico che avrebbe la vendita della storica testata degli Agnelli a un gruppo veneto, all’arrivo proprio di nuove realtà imprenditoriali, che coinvolgerebbero altre testate.
Dell’affare che sarebbe quasi fatto - martedì il cdr incontrerà la proprietà - per la cessione della Stampa vi abbiamo riferito ieri: ma l’operazione è ancor più complessa (dovesse andare in porto, almeno in parte).
Perché, smentite di rito a parte, sono autorevoli le fonti che parlano di un accordo per cui mancherebbe giusto la firma. Una somma fra i 50 e i 60 milioni di euro è il valore stabilito per Stampa, mentre l’intero Gedi nel bilancio di Exor vale 118 milioni, cui però bisogna raffrontare un rosso annuo stimato di 113 milioni. A comprare la Nem, Nordest Multimedia, di Enrico Marchi, presidente di Save e Banca Finint che a suo tempo aveva acquistato i quotidiani locali della zona ex Espresso.
E di questo pacchetto, ai tempi, faceva parte la storica Sentinella del Canavese, per la quale ora ci sarebbe - sempre nell’ambito di questo spezzatino di Gedi che vorrebbe operare Elkann - il passaggio a un altro gruppo, il Finlad della famiglia Ladisa, imprenditori pugliesi della ristorazione da 200 milioni di fatturato e già editori del quotidiano “L’edicola”. Finlad rileverebbe anche la testata on line HuffingtonPost, mentre Sentinella diverrebbe, nei piani, un quotidiano regionale.
Terza parte dello spezzatino, il destino di Repubblica e delle due radio, Deejay e Capital, manco a dirlo la parte più ricca, e la concessionaria di pubblicità Manzoni. Per queste c’è sempre la famiglia di armatori greci Kyriakou, che dovrebbero essere parte di una cordata da 100 milioni di euro.
E se da Exor e Gedi smentiscono, è impossibile non pensare che ci siano in ogni caso in corso manovre importanti, che coinvolgono non solo giornalisti, ma altri lavoratori, tipografie, fornitori, edicolanti...
E non sta fermo neppure l’ex padrone di Repubblica, ossia Carlo De Benedetti che proprio non sopporta Elkann (anche) per questa ragione. Il 90enne Ingegnere, un paio di settimane fa, ha di fatto annunciato la cessione del suo nuovo quotidiano, Domani. Una cessione “pro forma”, forse, non ancora stabilita nei tempi. Il quotidiano diverrebbe di proprietà di una fondazione, con una dotazione iniziale di 4 milioni di euro. «Per metterlo al sicuro» e garantirne l’indipendenza, era stato detto. Perché, forse, c’erano possibili acquirenti in vista? O è, come sempre con lui, una questione di economia spicciola (ossia smettere di perderci se non puoi guadagnarci)?
«La mia idea da sempre era che, quando il giornale fosse stato in equilibrio economico, l’avrei passato a una fondazione e oggi, cogliendo l’occasione del compleanno dei cinque anni, rispetto quella promessa», ha detto l’Ingegnere. Ma il giornale non è in equilibrio: le perdite sfiorano il milione, anche se l’obiettivo è di arrivare al pareggio entro il prossimo anno.
E poi c’è il terzo polo da tenere d’occhio. Urbano Cairo a Torino ha il dorso del Corriere della Sera: come vede l’arrivo di imprenditori “forestieri” al posto degli Agnelli? E soprattutto la trasformazione di un settimanale locale in competitor (sul fronte della raccolta pubblicitaria, ovvio)? In questo complesso Risiko fatto di rumors e quasi certezze - Lo Spiffero non ha usato né condizionali né mezze misure per dare l’affare per fatto -, il patron del Torino tace e osserva.
In ogni caso, non preoccupatevi amici lettori per il destino dell'informazione di Torino: noi siamo sempre qui e ci restiamo. E se la Fiat seguirà la Busiarda, beh l'avrete letto da noi.
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