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IL COLPO IN CORSO SIRACUSA
12 Aprile 2023 - 08:00
Uno sguardo fisso e insistente. Un abile gioco di dita davanti al volto della vittima, mentre le viene letta la mano. È questa, per il tribunale di Torino, la «suggestione ipnotica» in grado di agire come un’arma, perché capace di annullare la “preda” e di approfittare del suo stato di incoscienza per rubarle tutto quello che ha.
Nelle motivazioni, depositate nei giorni scorsi, della sentenza di condanna nei confronti di due donne della famiglia Halilovic, responsabili della rapina alla tabaccheria di corso Siracusa 139 avvenuta il 26 novembre 2021, la gup Anna Mascolo riconosce che le imputate avrebbero “ipnotizzato” la vittima. Con sguardi, movimenti di mani e l’antica pratica della chiromanzia. Mentre in due distraevano il tabaccaio, la terza complice si intrufolava dietro al bancone e portava via 8mila euro d’incasso. Accogliendo la tesi del pm Roberto Furlan, la giudice ha condannato entrambe le imputate, rispettivamente a tre anni e otto mesi e mille euro di multa e a tre anni e sei mesi (il rito è abbreviato). Si tratta di una delle prime sentenze in Italia in cui viene riconosciuta la capacità «ipnotizzante» di una condotta, «violenta» anche se non si sono usate le maniere forti.
Le tre donne erano entrate nella tabaccheria di corso Siracusa 139 e si erano divise i compiti: in due distraevano il titolare, mentre una terza persona, c’è scritto nelle motivazioni, lo «poneva in stato di incapacità di volere e di agire mediante pratica ipnotica, attuata fissando intensamente» il tabaccaio, «parlandogli gesticolando», nonché «prendendogli la mano per fare la lettura». Una condotta, precisa la giudice, «evidentemente idonea ad escludere le capacità difensive di un soggetto che è normalmente avveduto e lucido». Avrebbe influito anche da parte delle ladre il maneggiare una «sostanza psicotropa o narcotizzante» sulla mano, in modo che la vittima «non riusciva a reagire e ad opporsi» alla rapina. Le ladre erano tornate il 24 dicembre, portandosi via la cassetta delle offerte con la beneficenza per 300 euro. Agli agenti del commissariato Mirafiori, il tabaccaio aveva detto: «La donna con la coperta grigia si avvicinava a me, mi guardava intensamente e mi diceva qualcosa che non rammento. Da quel momento non ho più ricordi. Solo alle 20 mi sono accorto che mancava una busta». Questo «raccordo suggestivo» tra l’agente e la vittima, conclude la giudice, avrebbe creato «un inspiegabile vuoto di memoria durato diverse decine di minuti» nella vittima, portandolo a «un parziale stordimento e a uno stato di obnubilamento».
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