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L'INTERVISTA

La sfida del sindaco Stefano Lo Russo: «Ecco la "terza trasformazione" di Torino»

Il primo cittadino annuncia l'avvio dei lavori per il nuovo piano regolatore generale: obiettivo 2026. Ma gli ostacoli potrebbero non mancare, come spiega l'urbanista Carlo Alberto Barbieri. A partire dall'attuale normativa regionale: «Troppo vecchia»

Sarà il terzo rinascimento all'ombra della Mole Antonelliana. Almeno, questa è la sfida che il sindaco Stefano Lo Russo ha lanciato come obiettivo di fine mandato alla propria giunta e, in particolare, all'assessore all'Urbanistica, Paolo Mazzoleni, che punta a trasportare Torino nei prossimi quarant'anni. Dalla Tav alla seconda linea di metropolitana, arrivando a un nuova valorizzazione dei quartieri. Insomma, «un grande capoluogo d'Europa». Questo è anche l'auspicio di chi ha visto nascere l'attuale Piano regolatore generale, all'interno dello Studio Gregotti Associati, come l'architetto Carlo Alberto Barbieri che lo ha firmato nel 1991 per vederlo "passare in delibera" nel 1995 e protocollare presso il Settore Urbanistica del Comune di Torino nello stesso anno. E da allora modificato a suon di centinaia di varianti, una sopra l'altra per decenni. Fino a quella "generale" portata in giunta dall'assessore all'Urbanistica della giunta di Chiara Appendino, il professor Guido Montanari, che rivendica come proprio da l'abbrivio partiranno i lavori per ridisegnare il futuro della città.

«Sicuramente Torino è all'inizio di un grande terzo ciclo di trasformazione con la linea 2 della metropolitana, l'alta velocità su Lione, il collegamento ferroviario con Caselle e l'apertura del passante: per fare tutto questo serve un nuovo piano regolatore che disegna una traiettoria» spiega il sindaco Stefano Lo Russo, annunciando oltre al nuovo Piano regolatore generale che rappresenti «una strategia per il prossimo futuro. Ed è quello che stiamo facendo. Un processo complesso che vogliamo autenticamente partecipato da tutta la città».

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