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IL PIANO

Il “sogno” di Lo Russo: «Disegniamo la Torino dei prossimi 40 anni»

Dalla rinascita dei quartieri alla terza linea di metropolitana: «Vogliamo completare il nuovo piano entro fine mandato»

Il “sogno” di Lo Russo:  «Ridisegniamo la Torino dei prossimi 40 anni»

Il sindaco Stefano Lo Russo presenta il piano regolatore del futuro

«Una città composta da tante piccole città, che riscopra le sue molte vocazioni a partire dal lavoro, ma non solo». Si può sintetizzare così il “sogno” che il sindaco Stefano Lo Russo ha chiesto di trasformare in realtà all’assessore all’Urbanistica, Paolo Mazzoleni, attraverso il nuovo Piano regolatore generale. Immaginando, persino, una terza linea di metropolitana, una nuova distribuzione di servizi e cultura in tutti i quartieri, lasciandosi alle spalle un transizione industriale che non sembra essere mai finita. «La città sono le persone che la vivono, per questo abbiamo scelto un percorso condiviso con tutti, non solo “istituzionale”. Torino è cambiata e cambierà tantissimo nei prossimi anni» ha sottolineato Lo Russo al termine del convegno “Torino Cambia” a cui, oltre ad architetti e designer, ha partecipato anche Amanda Burden di Bloomberg, urbanista e direttrice del Department of City Planning della città di New York dal 2002 al 2013, dove ha guidato una delle più grandi operazioni di pianificazione al mondo.

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La sfida del 2026
E la sfida è una di quelle, quasi, impossibili vista attraverso le lenti della politica. Dalla riforma delle Province in Città Metropolitane, mai completata dopo la riforma Delrio, alla vetustà della legge regionale, ancora più vecchia dell’attuale Prg varato nel 1991. «In Piemonte la legge urbanistica regionale risale al 1975 e per approvare un nuovo piano regolatore ci vogliono quattro o cinque anni. Non tanto per i limiti che pone ma per quelli che sono i passaggi istituzionali a cui siamo obbligati, dunque, dobbiamo essere molto efficaci per portarlo a casa entro il mandato» spiega l’assessore all’Urbanistica, Paolo Mazzoleni a pochi minuti dalla presentazione del progetto in piazza Palazzo di Città. Ad ascoltarlo, tra il pubblico e i partecipanti ai tavoli di lavoro organizzati dal Comune con architetti, urbanisti e designer, anche il primo assessore all’Urbanistica della giunta Appendino, Guido Montanari, al quale Mazzoleni riconosce il lavoro svolto con la “variante generale” che rappresenta «un’ottima base di partenza per riprogettare la città». Ed è proprio Montanari a rivendicarne il valore. «La nostra variante generale sta continuando a fare il suo dovere e pone le premesse del cosiddetto “nuovo piano regolatore” della città» sottolinea Montanari auspicando una Torino «più verde, sostenibile, orientata al trasporto pubblico e la ridistribuzione dei servizi sul territorio».

Visioni di futuro
Torino, oggi, «deve cominciare a immaginare il suo futuro» ha evidenziato ancora Lo Russo, chiudendo il proprio intervento. «Il piano regolatore che avevamo era molto vecchio e doveva essere rinnovato. Ora siamo alla fase uno, quella di partenza. Prima di avere il piano vero e proprio passeranno anni, noi speriamo di completarlo prima della fine del nostro mandato» ha aggiunto il sindaco, ricordando che la “nuova” città «dovrà consentire di mettere insieme esigenze diverse, evitando nuovo consumo di suolo. Torino ha ancora un patrimonio molto grande da trasformare. Più delle altre città. Come fare per trasformarlo in una risorsa? Questa è la sfida». Il piano, dunque, dovrà avere i propri cittadini al centro. E se si pensa che, almeno uno su tre, ha più di sessant’anni, «anche il nuovo strumento urbanistico dovrà tenerne conto. Contiamo su una partecipazione larga, con occhi che guardino Torino nella sua dimensione internazionale, quella che merita. Torino ha bisogno di credere in se stessa e serve cambiarla e raccontarla».

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