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LA TRIBUNA ELETTORALE
21 Maggio 2024 - 05:30
Con ancora negli occhi la fiumana umana di Sì Tav che, nel 2018, ha riempito piazza Castello, Mino Giachino si candida in quota Fratelli d’Italia per entrare nel Parlamento di Palazzo Lascaris.
Perchè gli elettori dovrebbero rinnovare il governo di centrodestra alla guida della Regione Piemonte?
«Semplicemente perchè il centrodestra non ha nessuna contraddizione interna in merito alle politiche di sviluppo. Torino e il Piemonte hanno bisogno di essere rilanciate. E per fare questo serve difendere il settore auto, la Tav, le grandi infrastrutture e la tangenziale. Su questi temi all’interno del centrodestra c’è grande unità. Di contro, nella presentazione del programma di Pentenero, con Schlein, non si è parlato di Tav. In Val di Susa ci sono ancora diversi sindaci No Tav. Questa è una grande contraddizione che viene percepita dalla gente. In più, la sinistra amministra Torino da 30 anni e sembra non essersi accorta di averla portata al declino economico. Queste elezioni serviranno anche per rilanciare Torino. Per questo ho accettato l’offerta di Fratelli d’Italia e ho messo la mia esperienza politica al servizio del Piemonte».
Un giudizio sugli avversari?
«Non hanno un’idea forte per lo sviluppo regionale. In Europa hanno votato per l’auto elettrica. La battaglia per salvare la Tav l’ho fatta io, non certo loro. Sono pieni di contraddizioni e limiti. Li rispetto, ma credo che i piemontesi abbiano capito che per avere una speranza devono votare centrodestra».
Se venisse eletto, quale sarebbe il primo provvedimento a cui mettere mano?
«Dobbiamo affrontare i tempi della Tav. Temo che ci possa essere qualche nuovo rinvio. Sarà il mio massimo impegno della legislatura: con me non ci saranno rinvii. Poi voglio concentrarmi sulla tangenziale e sui pendolari. Non da ultimo, serve dare sostegno al ministro Urso per il Piano Auto».
Sulle pagine del nostro giornale oggi parte una denuncia sul tasso di povertà in città. Come pensa si possa intervenire?
«Sono stato il primo a segnalare il declino di Torino. Sono d’accordo con l’arcivescovo Nosiglia quando dice che dietro a un Pil che cala ci sono aziende e famiglie che soffrono. Serve agire».
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