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Galleria Del Ponte

Pinot Gallizio, “pagine di pittura”

Fino al 6 luglio in corso Moncalieri la mostra dedicata all’artista di Alba

Una parte del “Diario emozionale”

Una parte del “Diario emozionale”

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“Per parlare della pittura di Pinot Gallizio è possibile percorrere vie diverse, scegliendo come punto di partenza le immagini dei rotoli di pittura industriale in lavorazione nel laboratorio di Alba o un foglio disegnato a china”. In queste poche parole di Maria Teresa Roberto, curatrice del catalogo, è racchiuso il senso dell’opera dell’artista albese cui la Galleria Del Ponte di corso Moncalieri 3, dedica la mostra dal titolo “Pinot Gallizio, pagine di pittura” (fino al 6 luglio) in omaggio a sessant’anni dalla scomparsa.


Attraverso 25 opere, alcune delle quali inedite, vengono ricordati i diversi aspetti del suo itinerario artistico, dalle sperimentazioni materiche alle iconografie zoomorfe, dalle pratiche seriali dei monotipi, che anticipano la pittura industriale, alle istanze narrative e alle ricerche segniche dell’ultimo periodo.


A integrare il percorso viene presentato il “Diario emozionale”, un registro contabile trasformato in raccolta di concentrate invenzioni pittoriche, diverse a ogni pagina, avviato tra 1956 e 1957 e proseguito fino al 1960.
Una raccolta di immagini e documenti, curata dall’Archivio Gallizio di Torino, consente di inquadrare quest’opera nel contesto dei rapporti internazionali sviluppati da Gallizio nell’ambito del Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista – fondato nel 1953 da Asger Jorn – e dell’Internazionale Situazionista, alla cui costituzione, avvenuta nel 1957 a Cosio d’Arroscia, partecipò egli stesso insieme, tra gli altri, ad Asger Jorn, Piero Simondo, Elena Verrone, Guy-Ernest Debord. Una mente unica nel suo genere Gallizio, un artista cui Torino deve molto.

Nato ad Alba nel 1902, a soli 22 anni diventa farmacista. Inizia, così, molto tardi la sua carriera artistica. Solo negli anni Cinquanta, infatti, fonda il “Primo laboratorio sperimentale per una Bauhaus immaginista”. Da quel momento la sua attività sarà febbrile ed incessante diventando il padre della pittura industriale italiana.

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