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Arte
04 Ottobre 2024 - 18:02
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Lo “Studio di Giove” di Michelangelo, disegno a penna con due tonalità di inchiostro marrone, realizzato intorno al 1490, è in vendita a 2 milioni di euro. Due milioni e mezzo è la richiesta per la bellissima “Madonna col Bambino” del Bronzino, mentre per “Le quattro teste grottesche urlanti” in bronzo dorato su marmo nero di Gian Lorenzo Bernini il valore stimato è di 1,6 milioni di euro.
Ma c’è anche un “Paesaggio con amorini” di Guido Reni, la “Madonna con il Bambino e Santa Maria Maddalena” di Tiziano, un dipinto di Bernardo Bellotto, un pastello di Boccioni, opere di De Chirico, Savinio e altri capolavori. Non smette di sorprendere per la qualità della proposta espositiva la 33esima Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze che si è aperta il 28 settembre scorso a Palazzo Corsini.
Ad anticiparla il galà benefico del 26 settembre tenutosi a Palazzo Vecchio per la Fondazione Andrea Bocelli, galà cui era presente lo stesso Bocelli con la moglie. Una mostra mercato, quella ospitata fino al 6 ottobre prossimo nel seicentesco palazzo affacciato sull’Arno, che appare più simile ad un museo, vista l’eccezionalità delle opere esposte. Le 80 gallerie presenti, di cui 14 nuove partecipazioni internazionali, offrono, infatti, al pubblico il meglio dell’arte antica, tra pittura, scultura, mobili e arti decorative. Del resto, come sottolinea il segretario generale del Biaf Fabrizio Moretti, per il quinto anno alla guida della mostra, «abbiamo i migliori mercanti d’arte italiana del mondo».
Nella lista degli espositori figurano, tra gli altri, la storica Galleria Gian Enzo Sperone di Lugano, fondata dall’omonimo collezionista torinese, uno dei primi al mondo, e la Bottegantica di Enzo Savoia con il suo assistente Tommaso Carletti. Nei loro stand si potranno ammirare preziose opere selezionate, come tutte, da un prestigiosissimo vetting (commissione) composto da 55 esperti dei vari settori.
Chi sarà in questi giorni a Firenze per il Biaf potrà cogliere l’occasione per una puntatina al Caffè delle Giubbe Rosse, in piazza della Repubblica, che dopo un lungo periodo di chiusura, dovuto al fallimento nel 2018, nel giugno scorso ha finalmente riaperto i battenti. Lo storico caffè, fondato nel 1897 e diventato il più vivace cenacolo letterario e artistico di Firenze nel Novecento, teatro tra l’altro, della rissa tra i futuristi milanesi di Marinetti e gli artisti fiorentini raccolti intorno alla rivista La Voce, si presenta, però, alla riapertura privo di un numero imprecisato ma importante di documenti, opere, manifesti che arredavano gli spazi e che son stati probabilmente sottratti. Nonostante fosse sotto il vincolo della Soprintendenza.
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