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PASQUETTA
01 Aprile 2024 - 16:25
Le previsioni parlavano di pioggia e nuvole: e invece, a gran sorpresa, nella tarda mattinata è comparso il sole. E cosi via gli ombrelli ed i k-way, a dispetto della diceria "tanto a Pasquetta piove": cielo sereno ed un termometro che tocca i 20 gradi. Sarà che quest'anno Pasquetta coincide con il primo di aprile, fatto sta che lo "scherzetto" ha spinto i tanti che sono rimasti in città ad uscire ed improvvisare una giornata diversa da come se l'erano immaginata. E c'è da dire che è stato un "pesce d'aprile" davvero molto gradito.
PIENONE AL MUSEO DEL CINEMA
Pasquetta sotto la Mole, e non è una frase ad effetto. All'ora di pranzo il Museo del Cinema, che al momento ospita la mostra di Tim Burton, aveva registrato ben 2mila ingressi paganti, con una coda che sembrava "abbracciare" il monumento torinese. "Almeno quattro ore e mezzo di attesa, anche cinque" dicono dalle porte d'ingresso. E la situazione negli altri musei non si distanzia troppo, se non per le code: camminando in centro era possibile vedere "flotte" di gente in piazza Castello, verso i Musei Reali, ma anche diversi visitatori per l'Egizio e il Risorgimento. Tantissimi i turisti in città, i dehors dei bar e dei ristoranti del centro con tutti i tavoli occupati. Coda lunghissima anche al McDonald's di piazza Castello: «Non è il classico pranzo di Pasquetta, ma cosi, all'ultimo, non troveremmo posto altrove, l'importante è la compagnia» spiega chi è in coda al fastfood da circa 20minuti. A pochi metri, sotto la statua del Cavallo, un gruppetto di universitari sta facendo un pic-nic "urbano". Una location particolare per un pranzo all'aperto. Solo via Po è deserta: i lavori che "spaccano" a metà la via, ad imbocco sulla piazza Vittorio, probabilmente rendono la vista poco "instagrammabile" ed attraente. «Un peccato» dice Raffaele «E' il weekend di Pasqua, penso che di turisti il capoluogo sia pieno. Non si poteva trovare modo diverso? Da noi uno scempio cosi, ad esempio in piazza Navona, non lo farebbero mai» sentenzia l'uomo che ha approfittato del lungo week-end, partendo da Roma con la sua famiglia per visitare la città. «E' bella Torino, non pensavo, posso dire? Non è grigia come dicono...»
LAST-MINUTE IN NATURA? TUTTI AL PARCO TRA NUOVE USANZE E CLASSICHE TRADIZIONI
Famiglie a passeggio, corridori in abbigliamento da jogging, sportivi che fanno esercizio fisico all'aperto. Al parco della Pellerina le coppiette si scambiano effusioni sulle panchine e i cani corrono felici tra le margherite (umide), mentre i padroni chiacchierano tra loro. In tanti hanno scelto di pranzare nel verde, utilizzando i tavoloni del giardino Carrara. Ne esce un ritratto di una città che racchiude ormai diverse culture ed usanze, tradizioni e sapori, profumi e suoni. Un gruppo di brasiliani, una trentina, cantano lodi al Signore accompagnati da una chitarra, mentre i bambini giocano a pallone a pochi metri. «Per pranzo c'è questo, è una specie di sformato di pollo, è tradizionale» spiega un ragazzo che mostra una teglia ormai vuota. Una pietanza apprezzata da tutti, in attesa della colomba che stanno tagliando per tutti. «Siamo brasiliani e portoghesi. Abbiamo scelto la Pellerina perchè è il parco che ci piace di più, tra quelli in città» spiega ancora. Tutti in posa per una foto e poi una preghiera musicale per omaggiare chi si è interessato alla loro festa. Spostandosi di qualche metro, ma non troppi, un altro gruppetto è intento a festeggiare: sono iraniani e oggi celebrano "Sizdah beda", che letteralmente si può tradurre come "festa della natura". Sul tavolo, vino e patatine - e caramelle gommose -. «Sizdah beda, festa pagana, sancisce infatti il compimento dei primi dodici giorni dell'anno» raccontano. Infatti per gli iraniani il giorno di Capodanno cade il 21 marzo, a cavallo con l'inizio della primavera. «Siamo una comunità che vive a Torino, ci siamo ritrovati qui tutti insieme. Il più 'vecchio' di noi ha 38 anni e le ragazze più giovani ne hanno 18. Nell'Iran dell'antichità era sacro il tredicesimo giorno di tutti i mesi. In questa data gli uomini chiedevano alla dea Anahita la pioggia apportatrice di prosperità nell'agricoltura e nell'allevamento del bestiame e svolgeva competizioni equestri. Il cavallo vincente era considerato tabernacolo dello spirito della dea della pioggia». E quindi «la principale usanza di Sizdah bedar consiste nel trascorrere la giornata all'aperto in compagnia di parenti e amici. La tradizione vede nell'uscire di casa un gesto necessario per evitare che l'anno sia sfortunato. La credenza è affine a quella che vede nel dodicesimo giorno del mese l'inizio della fine del mondo: in questo modo, gli uomini sfuggirebbero cioè al caos che sarebbe provocato dal numero 13». Anche un gruppetto di giovani italiani è alla Pellerina: «Abbiamo organizzato all'ultimo, aspettandoci la pioggia, e invece...» spiegano le ragazze mentre i ragazzi con una griglia di fortuna preparano il pranzo. «Ma nonostante 'tutto alla buona' ci siamo portate i calici di vetro per il vino! E' tutta un'altra cosa rispetto al bere nei bicchieri di plastica» scherzano mentre si mettono in posa per una foto ricordo. «Va benissimo cosi, è un'occasione per ritrovarsi» continua una di loro «io vivo in zona Vallette, lei a Moncalieri, lui - indicando il ragazzo che sta alla griglia - a Madonna di Campagna ed infine il quarto a Bra. Questo sole che 'sembra regalato' è la scusa perfetta per una giornata tra amici». Ed in effetti nel primo pomeriggio di acqua non c'è più traccia, ad eccezione delle pozzanghere che diventano uno specchio per le foto ricordo della giornata.
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