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La festa di San Giovanni
24 Giugno 2025 - 12:01
La folla festosa saluta il cardinale Roberto Repole all'accesso al Duomo di Torino. Ad accoglierlo il Prefetto Donato Cafagna, l'assessore regionale Andrea Tronzano, la vicesindaca della città di Torino Michela Favaro.
Ma i toni si fanno subito più seri: denatalità, iperliberismo e crisi del lavoro i temi toccati in modo deciso dal cardinale. Durante la sua omelia, nel riportare la natività di Giovanni Battista, dal Vangelo di Luca, Repole ammonisce: “Queste parole sono un faro acceso su alcune delle contraddizioni più profonde di questa nostra amata città. La notizia durissima di questi giorni - dice - è infatti che a Torino il calo demografico sta svuotando le scuole. L'anno prossimo le scuole della città avranno 1.147 allievi in meno. In sempre meno nascono e si fortificano a Torino”. E la “colpa”, per il cardinale, di chi ha presentato i diritti fondamentali delle donne come “antitetici al bisogno sociale di natalità” e ha presentato, invece, come “bigotto o di destra il sostegno alla maternità”.
Poi le parole di Repole si fanno più dure: “Scritte violente e insultanti sono comparse ancora pochi mesi fa sui muri di Torino. Essere pro vita sembra una cosa medioevale; invece essere pro morte (combattere per l’eutanasia) suona moderno. Ci stiamo suicidando”.
D'altra parte, invece, Repole punta il dito sull’iperliberalismo, responsabile, in primis, della delocalizzazione delle aziende “che spostano la produzione lontano dalla città, mentre qui a Torino il 75% dei giovani (quelli che restano) trova solo più lavori precari, contratti di pochi mesi o addirittura giorni: come pretendiamo che mettano su famiglia e facciano figli?”.
In secondo luogo, l’iperliberalismo determina l'immobilizzazione dei grandi patrimoni. “Preferiscono tenerlo nelle banche, in quantità immense, piuttosto che investirlo nel circuito delle imprese e nello sviluppo dell'economia reale. Non si può certo pretendere che investano senza prospettive di reddito adeguato, bisogna convincerli”, prosegue ancora Repole.
“Torino ha immense sacche di povertà ma paradossalmente è anche la terza città d'Italia per numero di famiglie benestanti, che l'anno scorso hanno incrementato i patrimoni privati di un altro +6%: 76 miliardi di euro sono chiusi nelle banche”.
Infine, Repole lancia l'allarme sul sistema di Welfare: “Per Torino non c’è emergenza più grande di questa. Nel prossimo futuro, senza giovani, sarà difficile mandare avanti la città e per esempio sarà difficile pagare le pensioni agli anziani”.
Tocca “ai grandi”, adulti e anziani, “compiere ogni scelta nella prospettiva dei bambini che stanno preparandosi alla vita, che domani si manifesteranno e prenderanno il loro posto e la loro funzione. Perché da quel posto e da quella loro funzione, domani ci giudicheranno”, conclude il cardinale.
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