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La gang in trappola. E una delle ragazze confessa nel diario

La gang in trappola. E una delle ragazze confessa nel diario
Quando ha visto i carabinieri entrare nella sua stanza e cominciare ad aprire cassetti e armadi, ha fatto le fotocopie dei compiti di scuola, poi ha preso il suo diario e ha cominciato a scrivere: «Siamo stati noi ma non avremmo mai immaginato quelle conseguenze». Poche parole quelle scritte da Denise, 16 anni, che però hanno confermato ai militari quello di cui comunque erano già certi: i 5 ragazzini che stavano arrestando erano proprio quelli che il 21 gennaio hanno lanciato una bicicletta dalla balconata dei Murazzi, colpendo e mandando in coma Mauro Glorioso, uno studente di medicina di 23 anni «che un giorno - ha aggiunto ancora Denise - avrebbe potuto diventare il medico di mio figlio». La task force messa in campo dai carabinieri del comando provinciale, su decisione del generale Claudio Lunardo, alla fine ha esaudito il desiderio non solo degli amici e dei parenti di Mauro ma di tutti i torinesi: «Prendeteli» era stato l’appello che si era sollevato forte e chiaro in queste tre settimane. I militari li hanno presi e per farlo hanno passato al setaccio i filmati di 120 telecamere di videosorveglianza, ricostruendo con precisione cosa ha fatto il gruppo prima di arrivare ai Murazzi, il lancio della bici e la fuga. E, soprattutto, trovando i loro nomi. Si tratta di due 18enni, Victor Ulinici e Sara Cherici, e tre minorenni: oltre a Denise, ci sono Marcelo, 17 anni, e l’appena 15enne Francesco. Su tutti pende l’accusa, pesantissima, di concorso in tentato omicidio aggravato. Fondamentale, per le indagini, anche il fatto che si sia fatto avanti un testimone, un ragazzo che quella sera li ha visti lanciare la bici. Il gruppo fa la propria “comparsa” nei video un’ora prima di quel maledetto lancio. Sono le 23.52 quando i 5 ragazzini vengono ripresi mentre bevono in via Pescatore. 50 minuti dopo la mezzanotte, sono in lungo Po Cadorna: nessuno può sapere con certezza se siano ubriachi, ma il sospetto è quello. Nei due minuti successivi succede tutto: «I tre ragazzi di sesso maschile si sono dapprima affacciati dal marciapiede - si legge nel decreto di fermo - come confermato dalle videoriprese e dallo sputo da parte di uno di loro caduto sul telefono di un’amica della vittima». Non c’è quindi nessun motivo: non conoscevano Mauro o altre persone che erano ai Murazzi e non erano neanche stati respinti da un locale, come ipotizzato in un primo momento. Senza un’apparente ragione, a mezzanotte e 52 i tre maschi hanno sollevato la bici, pesante 23 chili, e l’hanno scagliata di sotto. Le due ragazze erano dall’altra parte della strada ma «appare chiaro il loro coinvolgimento nell’azione delittuosa e la partecipazione nella forma del concorso morale». Subito dopo il lancio, la fuga verso corso San Maurizio e via Bava, poi a bordo di una navetta Gtt della linea 10, dove vengono notati dall’autista «per gli schiamazzi che facevano». Sempre tutto sotto gli occhi elettronici, anche in via Coppino e in via Chiesa, dove vengono ripresi ancora mentre bevono e amoreggiano a due distributori automatici, facendo le smorfie proprio a quelle telecamere che poi li avrebbero incastrati. Sapevano di aver colpito Mauro? Loro dicono di no, di averlo saputo solo il giorno successivo dai telegiornali. Secondo le accuse invece «dopo il lancio, tutti e 5 si sporgevano per guardare al di sotto» e poi dopo la fuga «continuavano la serata goliardica, assolutamente incuranti della gravità del gesto appena commesso». Ora, per tutti, si apre la partita giudiziaria. I carabinieri hanno sequestrato cellulari e vestiti compatibili con quelli che si vedono nei filmati. Ristretti in vari istituti del nord Italia, per evitare che possano comunicare tra di loro, e difesi dagli avvocati Domenico Peila, Michele Iannello, Annalisa Baratto, Enzo Pellegrin e Viviana Petrozziello, per i 5 ragazzi nelle prossime ore ci sarà l’udienza di convalida. In particolare, bisognerà vedere se la posizione delle ragazze resterà uguale a quella dei ragazzi e infatti Denise ha già messo le mani avanti: «Io quella bici non l’ho neanche toccata». Saranno i giudici a stabilire se questo basterà a togliere lei e la sua amica dai guai.
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