«Ho visto più volte il lancio dei bicchieri e ho lasciato cadere la bici sul tendone»
24 Febbraio 2023 - 07:01
«Volevo fare rimbalzare la bici sul tendone. Di sotto, non avevo visto nessuno. Dal giorno dopo, non ho avuto il coraggio di presentarmi alle forze dell’ordine. Avevo capito che ci avrebbero arrestati tutti». È uno dei passaggi della confessione resa da uno dei cinque giovani che, nella notte tra il 19 e il 20 gennaio scorso, lanciarono una bici elettrica dalla balconata dei Murazzi, colpendo uno studente (Mauro Glorioso), ancora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cto. Oggi il ragazzo, difeso dall’avvocato Luigi Tartaglino, si presenterà davanti ai giudici del tribunale del Riesame per ribadire la sua verità. Dopo il fermo eseguito l’otto febbraio dai carabinieri (coordinati dalla pm Livia Locci) e l’ordinanza del gip, il giovane è sempre rimasto in carcere. Dopo i primi giorni di silenzio, e di paura («quella notte ho vomitato», ha raccontato), il giovane ha deciso di parlare. E ora la sua versione è al vaglio degli inquirenti. «Quella notte - aveva rivelato - eravamo ubriachi. Io avevo bevuto un po’ di birre a Borgo Vittoria, prima. Poi altri drink all’Ultimo shot di piazza Vittorio. Poi ancora una Redbull con amaro e delle altre birre. Ci siamo fatti qualche canna». Il contesto del tentato omicidio, reato contestato dalla procura al gruppo, è questo: ci sono cinque ragazzi che hanno tra i 15 e i 18 anni appena compiuti, che hanno bevuto (perché i locali, in barba alla normativa, glieli hanno venduti) fino a dieci consumazioni a testa. La droga ha fatto il resto. Nessuno, secondo quanto riferito da tutti e cinque, sarebbe stato lucido. E tutti e cinque gli indagati avrebbero ribadito un concetto: «Non volevamo fare del male a nessuno». Si sarebbe trattato, in sostanza, di un macabro “gioco”. Di un «tiro a segno», questa l’espressione usata dal gip. Forse, in questo quadro, ha contribuito un elemento: l’emulazione. «Poi (dopo il giro nei locali, ndr) abbiamo deciso di tornare a casa e di fare il giro largo, verso i Murazzi», ha proseguito il giovane, precisando: «Abbiamo sputato di sotto in tre, non so dire perché. Non c’era nessuno di sotto, in quel momento. Ci siamo un po’ guardati intorno, ho sempre visto fare il lancio dei bicchieri dai Murazzi e ho pensato di farlo anche io». Che piazza Vittorio, di notte, sia un luogo fuori controllo e a rischio lo hanno confermato in molti. «Ci siamo guardati intorno - ha quindi aggiunto il giovane indagato - e non ricordo chi degli altri due miei amici, ha provato a prendere una bici, ma era legata a un palo. Ci siamo guardati a abbiamo visto un’altra bici. L’abbiamo sollevata e l’abbiamo lasciata cadere su un tendone. Poi ci siamo spaventati e siamo scappati via senza guardare».
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