Schedare il Dna di tutti i cani per multare i padroni incivili
15 Marzo 2023 - 07:00
Foto: Depositphotos
Incastrare i padroni incivili usando il Dna dei loro cani. E’ l’ultima idea del Comune, pensata per mettere fine a un fenomeno che va avanti da molti anni e viene sempre più segnalato dai torinesi: quello delle deiezioni canine che vengono lasciate lungo i marciapiedi, nelle aree cani o nei prati. Un comportamento incivile ma per il quale, spesso e volentieri, non paga nessuno. E allora Torino potrebbe fare come Carmagnola, dove la giunta l’anno scorso ha mandato delle lettere ai padroni per far registrare il Dna dei loro cani microchippati nel database comunale. «I numeri delle multe sono molto bassi, anche perché cogliere sul fatto i responsabili non è facile. E non possiamo mettere le telecamere nelle aree cani», ha spiegato l’assessore Francesco Tresso, in una recente commissione in Circoscrizione 2 per fare il punto sulle aree cani. Da qui, ecco l’idea di copiare Carmagnola, mettendo a punto un database contenente il Dna di tutti i cani di Torino che hanno un padrone e che sono dotati di microchip. «E’ un’ipotesi - ha proseguito Tresso - e ne ho già parlato con l’Istituto Zooprofilattico. Un database ci consentirà di comminare le multe in una maniera più mirata». In pratica, i torinesi possessori di cani riceverebbero delle lettere dal Comune per l’adempimento alla registrazione del Dna canino. In questo modo, tutti i cani che hanno un padrone - quindi non quelli randagi - verrebbero subito identificati. Proprio come avviene, già da un anno, a Carmagnola, dove l’amministrazione comunale ha lanciato la campagna “Con il Dna di Fido, io mi fido!”, un progetto appunto di identificazione dei cani al fine di disincentivare l’abbandono di deiezioni nell’ambiente. «I costi non sarebbero alti - ha proseguito l’assessore - e il Comune potrebbe sovvenzionare in parte la spesa». Ma come funzionerebbe? All’atto pratico, le deiezioni abbandonate dovranno essere raccolte dai vigili e consegnate allo Zooprofilattico per l’analisi. Dal Dna del cane si risalirà quindi al padrone “furbetto”, che verrà multato dalla municipale. Una bella idea, anche se i problemi non mancano. Spiega Tresso: «Ad oggi solo il 50% dei cani a Torino ha il microchip, forse anche meno, e i proprietari di questi animali sono di solito i più responsabili». Quelli, per intenderci, che vanno in giro col sacchetto per raccogliere gli escrementi. Riuscirà Palazzo Civico a convincere anche i più restii a far microchippare il cane e a portarlo all’esame del Dna? «Potremmo partire non subito in tutta la città, magari iniziamo da un quartiere o da una circoscrizione».
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