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19 Settembre 2021 - 11:10
Lui si chiamava Georges Antoine Chavez, era peruviano ma era nato a Parigi, nel 1887. Sognava le Ande della sua patria americana e le Alpi della sua nuova patria francese. Il nome di Chavez è oggi pressoché sconosciuto, ma fu lui il primo a trasvolare le Alpi a bordo di un aereo. Figlio di ricchi banchieri - il facoltoso Manuel Chávez Moreyra e María Rosa Dartnell y Guisse - Chavez si era diplomato nella capitale francese nel 1909. Aveva da sempre il chiodo fisso dell’aria e, figlio della sua epoca nella quale sembrava che tutto - anche il cielo irraggiungibile - fosse a portata di mano, immaginò di poter trasvolare la più impenetrabile barriera dell’Europa meridionale: le Alpi.
Per capire quali entusiasmi vivessero in questo ventenne spericolato basti pensare che egli sedette per la prima volta nella carlinga di un aereo il 5 febbraio 1910, qualche mese dopo il suo diploma. Si era in un’epoca di pionieri e, dopo aver compiuto un volo, si era già considerati dei veterani pronti per mirabolanti imprese. Geo Chavez - così era soprannominato - ci riuscì: nel 1910 compì la sua storica impresa a bordo di un monoplano Blériot XI. La partenza fu fissata a Briga-Glis, nel Canton Vallese, nel settembre 1910. Un primo tentativo si ebbe il 19 settembre ma, fallì a causa delle cattive condizioni atmosferiche trovate in quota. Un secondo tentativo si ebbe il 23 settembre, e fu quello entrato nella storia.
Geo Chavez sorvolò il passo del Sempione e giunse a Domodossola, sul versante piemontese delle Alpi. Aveva con sé una bussola, un barometro, un tachimetro. Pochi, essenziali strumenti per un viaggio che assomigliava ad una sfida tra l’uomo e il cielo sconfinato. Sfortunatamente, il volo durò soltanto 45 minuti: l’aereo, nella fase di atterraggio a Domodossola, ebbe un improvviso cedimento della struttura alare e il pilota precipitò da un’altezza di circa 20 metri. Nessuno seppe mai perché il monoplano di Chavez precipitò: forse, fu a causa delle condizioni meteo avverse trovate al passaggio del Pizzo d’Albiona. La rapida discesa verso Domodossola deve aver gravato sulla leggera struttura del velivolo, di fatto producendo la frattura delle ali.
È un’ipotesi, per altro mai verificata. Di certo, per Chavez l’incidente fu fatale: fu salvato, ancora vivo, ma le sue condizioni apparvero gravi anche se non disperate. Lottò qualche giorno tra la vita e la morte e si spense nella città ossolana il 27 settembre 1910, forse per delle emorragie interne non riscontrate dai medici. Anche se il volo si concluse in tragedia, l’impresa di Chavez galvanizzò l’opinione pubblica europea, e “Geo” divenne un eroe dei giovanissimi. Giovanni Pascoli, a sua volta ammirato, dedicò uno scritto al primo trasvolatore delle Alpi. I suoi resti furono inizialmente tumulati in Francia; nel settembre 1957 le spoglie dell’aviatore furono rimpatriate dalla Francia al suo amato Perù.
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