l'editoriale
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03 Ottobre 2021 - 16:30
«Maestà, il popolo non ha il pane!». «Che mangino brioches!». Tutti noi conosciamo questo celebre scambio di battute: un attendente della Casa Reale di Francia, dopo aver parlamentato con i rappresentati del popolo parigino il 5 ottobre 1789, si sarebbe recato da re Luigi XVI e dalla regina Maria Antonietta. «Cosa vogliono?», sarebbe stata la domanda dei reali. «Pane. Il popolo ha fame di pane». Di fronte all’evidenza della fame del suo popolo, la frivola regina Maria Antonietta avrebbe fatto una risatina, rispondendo con sufficienza: «Se non hanno pane, mangino brioches!». Tutti noi conosciamo questo notissimo botta e risposta, che ha marchiato a fuoco la memoria della sfortunata regina decapitata; peccato che non sia vero niente: questo irrispettoso dialogo non solo non avvenne, ma Maria Antonietta si dimostrò vivamente colpita dalle richieste del popolo e cercò di venire incontro alle necessità dei manifestanti. Nell’ottobre 1789 la situazione di Parigi era allo stremo; molte donne della capitale marciarono sulla sfarzosa reggia di Versailles per chiedere al re di intervenire. Questa marcia è stata romanzata in ogni modo possibile già nei primissimi momenti della rivoluzione, acquistando toni eroici che, nella realtà, non ebbe. Di certo, settemila donne ammassate di fronte ai cancelli della reggia fecero pensare i sovrani, facendoli riflettere sulla miseria del popolo francese; miseria, va ben detto, causata più dalla scelleratezza dei ministri truffatori - il caso dello scozzese John Law, diventato ministro delle finanze di Luigi XV, era ancora ben noto alla memoria dei francesi - che dalle spese pazze dei sovrani. La Corte, benché sovrabbondante e ricchissima, non gravava che in modo millesimale sul bilancio francese, che era in passivo da decenni. Insomma: Luigi XVI, mite appassionato di bricolage diventato suo malgrado re della più disastrata monarchia d’Europa, non aveva colpa. Meno che mai sua moglie, che non si immischiava negli affari di governo. Ma Maria Antonietta era austriaca ed era invisa al popolo; odio abilmente fomentato dai giornalisti e dagli autori di pamphlet anonimi. Anche i filosofi francesi odiavano “L’Austriaca”. A proposito: la frase «S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche», attribuita a Maria Antonietta, è in realtà già citata nelle Confessioni di Rousseau. Il filosofo ginevrino narra un aneddoto di una principessa, che raccomandò ai contadini di mangiare brioches al posto del pane ormai finito. La principessa non poteva essere Maria Antonietta, che all’epoca non era ancora nata. A qualcuno, questa storia piacque. La riprese, per primo, il giornale Le Père Duchesne di Hébert; sorpresa: egli fu anche uno dei più accaniti sostenitori della pena capitale per Maria Antonietta. Fu proprio Hébert che accusò Maria Antonietta di pratiche incestuose con il figlio, il delfino Luigi Carlo. Se Hébert arrivò a tal punto, possiamo credere alla sua buona fede, quando scrisse per la prima volta l’innocente battuta delle brioches?.
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