12 ottobre 1492. Cristoforo Colombo sbarca sulla spiaggia dell’isola di San Salvador, piantando una croce e iniziando l’avventura della Spagna cattolica nel Nuovo Mondo. Un’avventura di cinquecento anni, che ha cambiato le sorti del pianeta. Apriti Cielo! Da qualche anno a questa parte, il buon Colombo è diventato il bersaglio dei militanti della cancel culture, l’ultima - ahinoi - moda proveniente dagli Stati Uniti. In pratica, la cancel culture è una corrosione della dialettica, un ostracismo moderno che al posto di fare i conti con il proprio passato lo elimina.
Da perfetti burocrati del Ministero della Verità di George Orwell, i militanti della cancel culture - altrimenti detti “woke” - lavorano alacremente per eliminare le tracce del passato europeo o, qualora questa sia una impresa troppo ardua, si adoperano per infangare la memoria dei suoi protagonisti. Così, ecco che Cristoforo Colombo è diventato un becero schiavista, un negriero ante litteram o, forse, il primo di essi.
Dunque, ben venga la rimozione delle statue erette in memoria del coraggioso esploratore italiano. L’importanza storica di Colombo è tale che non dovrebbe necessitare della difesa contenuta nella tremila battute di un articolo di giornale; eppure, ormai bisogna che i luminosi protagonisti della nostra storia si muniscano di un avvocato. Ed eccoci al dunque: Colombo negriero? Macché: fu lui a difendere gli indios dai soprusi, al punto che i faccendieri di allora lo fecero fuori intentandogli un processo-farsa, rispedendolo in Spagna in catene. Certo, Colombo non mise in piedi una Ong per aiutare i poveri indios: era più interessato a salvare la loro anima, disponendo lezioni di catechismo e sincerandosi che i nativi americani imparassero a memoria almeno le preghiere principali della religione cattolica. Non fu un politico accorto e, certo, commise errori grossolani.
Ma da lì ad abbattere le sue statue ce ne passa. Tanto più che Colombo patì in vita angherie, soprusi e maldicenze per la sua eccessiva bontà e per la sua cieca fede ad un progetto ardimentoso, quello di trovare i fondi per una crociata in Terrasanta. Non appena si comprese la reale portata della sua scoperta, il bel progetto di crociata fu tranquillamente archiviato e la corona spagnola promosse una conquista dell’America che avvenne sì con violenze e saccheggi, ma anche con l’appoggio dei popoli amerindi che erano tiranneggiati da imperi sanguinari come quello azteco.
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La Spagna tutelò come poté - era il XVI secolo! - gli indios, costituendo un impero nel quale le comunità convivevano in pace; un modello ben diverso da quello messo in atto, ad esempio, dagli Stati Uniti, che gli indiani d’America li confinarono nelle riserve. Ma Colombo, per i fanatici woke di oggi, è l’origine di tutti i mali. Anzi, a dirla tutta nemmeno il primo: primi furono i vichinghi, e allora cosa lo stiamo a ricordare a fare? Forse, perché Colombo ha compiuto un evento epocale: la storia, l’ha scritta. I woke, invece, la storia la cancellano. È sempre detestabile dover scrivere un’ovvietà: ma è senza dubbio meglio il primo ai secondi.
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