l'editoriale
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05 Febbraio 2023 - 08:55
Eravamo tutti lì. E insieme a noi c’era tutto il mondo, quel 10 febbraio del 2006. Almeno due miliardi di persone collegate con Torino per la cerimonia di apertura dei XX Giochi Olimpici Invernali, nel giorno in cui abbiamo smesso per sempre di essere la città vicino a Milano famosa per la Fiat, la Juve e forse la Sindone e don Bosco. Fu una vertigine, un’ubriacatura collettiva. E a ripensarci oggi è come se in mente avessimo solo un turbine di colori e di musiche, un grande caleidoscopio dove le immagini si confondono con i suoni. Ve lo ricordate chi fu ad aprire lo show sotto la maschera dello “sciamano metropolitano” che prendeva a martellate il gigantesco incudine fiammeggiante simbolo della Torino operaia? Era Juri Chechi. E chi è che mandava in testacoda la Ferrari di Formula 1, ai tempi Campione del Mondo, con i Cinque Cerchi sulla livrea? Era la terza guida di Maranello, Luca Badoer.
Provare per credere, in questo quiz della memoria a 17 anni di distanza. Allora avevamo solo occhi per lei, ma come si chiama e quanti anni aveva la bambina vestita di tricolore che intonava le prime note dell’Inno di Mameli mentre un drappello di carabinieri issava la bandiera dell’Italia? Eleonora Benetti: aveva 9 anni, oggi ne ha 26, si è laureata al Conservatorio di Cesena e insegna canto e pianoforte nella sua Forlì. Sotto con un’altra domanda: chi furono gli atleti nella staffetta che portò all’accensione del braciere alto 57 metri e progettato da Pininfarina? Il primo a prendersi la scena dell’ex stadio Comunale ora Olimpico fu il mito vivente Alberto Tomba, seguito dai componenti della staffetta di sci di fondo oro a Lillehammer ’94, da Pierino Gros, oro a Innsbruck ’76, da Deborah Compagnoni, oro nel ’92, nel ’94 e nel ’98, e dall’italiana più vincente di sempre alle Olimpiadi Invernali, Stefania Belmondo con le sue dieci medaglie. A consegnare invece la bandiera olimpica a un drappello di alpini? Furono, tra le altre, Sophia Loren, Isabel Allende, Susan Sarandon e Manuela Di Centa.
Chi interpretava Eva Herzigova? La Venere di Botticelli. Cosa ha letto Giorgio Albertazzi? Il Canto di Ulisse dalla Commedia di Dante. A cosa era dedicata la coreografia di Roberto Bolle? All’opera “Forme uniche nella continuità dello spazio” di Umberto Boccioni, omaggio al Futurismo ultima avanguardia italiana. Categoria teste coronate: in tribuna d’onore, tra i 35mila spettatori, sedevano Juan Carlos I di Spagna, Carlo XVI di Svezia, Federico di Danimarca, Alberto II di Monaco, Guglielmo Alessandro dei Paesi Bassi. Sul fronte repubblicano, l’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi, il segretario dell’Onu Kofi Annan e le first lady di Stati Uniti e Gran Bretagna Laura Bush e Cherie Blair.
Possiamo dimenticarci che l’inno ufficiale dei Giochi fu il brano “Va’” cantato da Claudio Baglioni. Forse non ci ricordiamo che Yoko Ono, la vedova di John Lennon, lesse un brano dedicato alla pace e che Peter Gabriel, il frontman dei Genesis, intonò la sua versione di “Imagine”. Ma resta un momento che risplenderà in eterno, l’ultima esibizione dal vivo di Luciano Pavarotti che intona “Nessun Dorma”.
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