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La richiesta
08 Maggio 2025 - 12:30
Come può l’assassino di una giovane donna diventare "un modello" per qualcuno? È la domanda dolorosa e indignata che si è posto Gino Cecchettin, padre di Giulia, uccisa brutalmente da Filippo Turetta, oggi condannato all’ergastolo per il femminicidio che ha scosso l’Italia.
Alcuni giovani, sui social, hanno definito Turetta un “esempio”, in un’esaltazione aberrante della violenza. Il primo caso noto risale a tre settimane fa, quando un ventenne di Ferrara, lasciato dalla fidanzata dopo minacce e maltrattamenti, ha pubblicato un post agghiacciante: “Cose da comprare: mappa d’Italia, scotch, sacchi dell’immondizia, coltelli, soldi per la benzina. Turetta esempio modello.”
La coincidenza ha voluto che proprio mentre Gino Cecchettin parlava a Milano di prevenzione della violenza di genere, quel giovane è stato fermato dai Carabinieri in Veneto. Stava viaggiando in treno per raggiungere la ex fidanzata che lo aveva denunciato. Con sé aveva delle forbici, le stesse con cui l’aveva minacciata in passato. E non si tratta di un caso isolato: anche a Busto Arsizio un altro giovane, arrestato, aveva scritto online: “Capisco Turetta”.
“Vorrei davvero parlare con questi ragazzi,” ha detto Cecchettin rivolgendosi a una platea di studenti delle superiori. “È proprio a loro che dobbiamo rivolgerci. Chi esalta la violenza ha forse più bisogno degli altri di comprendere che esiste un altro modo di comunicare”.
Cecchettin invita a sostituire l’attacco con il dialogo e ha poi aggiunto: “Vorrei che quei giovani passassero una settimana nella vita di Turetta oggi. Che esempio può essere una persona che vivrà per sempre in carcere?”
Per Cecchettin, comprendere la frustrazione, il disagio e la solitudine che possono generare gesti estremi è importante per prevenire nuove tragedie. “Anche razionalmente non c’è nulla da imitare,” ha sottolineato.
Il padre di Giulia ha ribadito più volte: “Questo lo risolviamo solo con la cultura.” Pur non escludendo in futuro un percorso di perdono nei confronti di Turetta, al momento la ferita è troppo fresca. La mancata attribuzione delle aggravanti di crudeltà e stalking da parte della Corte d’Assise di Venezia ha aggravato il dolore. “Se non ci sono aggravanti con centinaia di messaggi al giorno e 75 coltellate, allora non so cosa siano” aveva commentato.
Tuttavia, parlando di giustizia riparativa, Cecchettin ha sottolineato l’importanza di un cammino che coinvolga sia la vittima che il carnefice. La Fondazione Giulia Cecchettin annuncia per il 2026 l’avvio di corsi di formazione nelle scuole, a partire dalla fascia prescolare e delle elementari. L’obiettivo è chiaro:
Decostruire ogni giorno i comportamenti sessisti, maschilisti, le battute da spogliatoio. Educare fin da piccoli alla parità, al rispetto, all’empatia.
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