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La Red Bull sponsorizza una scuderia che corre in F1 con discreti risultati. Per aumentare l’effetto di questo abbinamento bibita-bolidi ha girato un filmato (che sarà proiettato al Gp di Monza e utilizzato per futuri spot) in cui una monoposto della scuderia scorrazza per Palermo, con ampi scorci della città. Forte la scena di Verstappen che sgomma in cerchio all’incrocio dei 4 canti sotto una pioggia di petali. Inutile dire che durante le riprese, annunciate all’ultimo per evitare l’affollarsi di curiosi ai bordi, il traffico intorno alle zone chiuse è rimasto paralizzato. Per l’uso commerciale dell’immagine della città e per i disagi la Red Bull ha pagato solo 182 euro, e sono fioccate le polemiche. Il fatto è che Palermo non ha sul tema una legge come Atene, dove non puoi neanche scattare una foto intorno al Partenone senza pagare cifre altissime, perché quel monumento dà prestigio a qualsiasi immagine o filmato. Palermo vale altrettanto? In parole povere, giova più a Palermo essere accostata alla Formula 1 o alla Red Bull essere filmata a Palermo? Difficile dirlo, anche se lo short sarà visto (lo dice il sindaco Leoluca Orlando) da almeno 300 milioni di persone. Mi viene in mente il film “The italian job” (un colpo all’italiana) girato per le vie di Torino nel 1969. Era un marchettone per la Mini Minor. Mi ricordo quelle utilitarie sfrecciare sotto i portici del centro, passare da un cortile all’altro dei palazzi barocchi, attraversare la diga dei Murazzi, inseguirsi addirittura sul tetto del Palazzo a Vela. Non so quanto pagò la Austin Morris per quelle riprese, ovviamente a traffico bloccato. Ma nessuno se lo chiese, anzi, ci fece piacere vedere Torino nel film. Altri tempi.

collino@cronacaqui.it
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