Pompe d’antan

Dopo essermi impestato le mani per l’ennesima volta con le ultime gocce di broda mi ha preso una fottuta nostalgia dei bei tempi in cui il self service non c’era, ma c’erano tanti bei benzinai, anche in centro, dove non dovevi neanche scendere dalla macchina. “Acqua, olio e gomme a posto?”– “Màh, controlli” e qui scattava l’obbligo morale di una piccola mancia, ampiamente meritata e accolta con la pulitura perfetta del parabrezza. Tempi beati! C’erano anche (mitici!) i benzinai ‘grossi’ di quartiere, quelli che arrotondavano facendo un po’ di tutto: lavaggio, piccola meccanica, gomme, catene… E cabaret: l’ultima barzelletta. L’ultima indiscrezione. Ce n’era uno in piazza Zara, fino a pochi anni fa: la Esso dei fratelli Petrali, davanti al Bar Giardino. Arrivavi, dicevi “pieno”, scendevi e andavi al bar. Loro, finito il servizio, ti posteggiavano l’auto più in là, anche in doppia fila, tanto erano pronti a spostarla se del caso. Tu tornavi (con comodo) e trovavi sempre due o tre clienti in piedi a ciacolare. Gli argomenti erano quelli che piacciono a noi maschi: donne, calcio e motori. E se arrivava qualche bellona e scendeva dall’auto veniva subito passata ai raggi X da dozzine di pupille mute. Dopo che era ripartita i fratelli, se la conoscevano, dicevano chi era, da dove veniva, con chi stava o era stata in passato… servizio completo. Ah, dimenticavo: la broda si segnava. Firma sulla scheda e pagamento ogni due-tre mesi, per i clienti fissi. E anche servizio bancomat: se ti serviva un po’ di contante, facevi l’assegno e ripartivi col contante. Dove li trovi più più posti così? Un po’ come le piole: un bel mondo, da lustrare con la memoria.

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