Rivisitazioni

L’ultima tavanata del politicamente corretto viene dalle Marche, dove la Rete Lirica Regionale ha proposto a Fermo, Ascoli e Fano una versione della Traviata di Verdi “rivisitata” da Opera Lombardia. Una versione che nel tour lombardo era stata contestata, ma che a Fano ha fatto il pienone di pubblico e di applausi. E cos’ha questa Traviata di strano? Come dice l’avviso mandato in anticipo a tutte le scuole locali “l’opera sarà proposta con una rivisitazione registica interpretativa: nella lettura del regista Baracchini la prostituta Violetta è filtrata attraverso uno sguardo attuale e diventa una persona transgender”. Idea bislacca, ma applaudita. Sul palco è presente anche “Violetto”, un mimo che vorrebbe rappresentare l’alter ego di Violetta, il suo sé del passato, tormentato da un corpo maschile che non sente suo. Applausi anche quando, nella scena della festa in casa di Flora, al posto del balletto di zingarelle e matador, compaiono una Drag Queen e due mistress con frustino per una scena in salsa bondage. A parte che la Violetta storica non era una prostituta in senso stretto ma una mantenuta, andrebbe precisato un dettaglio non insignificante: quella di Baracchini è operata o no? Perché se ha (come la maggioranza dei trans) i suoi attributi virili ancora… operativi, risulta fluido anche il povero Alfredo. Il sospetto che sia così viene quando il mimo Violetto canta “amati Alfredo” invece di “Amami Alfredo” per incoraggiare il partner ad accettare la sua diversità. Insomma, ci mancavano proprio la Violetta trans e l’Alfredo fluido. A voler essere politicamente corretti fino in fondo non se ne esce. Oppure se ne esce, mandando i registi come Baracchini a drissé le banane an Somalia. collino@cronacaqui.it