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E fra le pietre, musiche d’antichi sì

Il commento di Manlio Collino

E fra le pietre, musiche d’antichi sì

E fra le pietre, musiche d’antichi sì

Ieri il più vecchio albergo di Cavoretto è caduto. Demolito. Al suo posto sorgerà un moderno condominio con l’identico aspetto esterno, come hanno imposto le Belle Arti, ma diviso all’interno in alloggi e garages. Finisce così dopo più di due secoli la vita di quell’albergo-ristorante all’angolo fra la piazza e Strada ai Ronchi che nella sua esistenza ebbe molti nomi: Albero Fiorito, Ceréa, La Gazzella, Mayerling, Smarrita 4, Western Spaghetti, Taverna del Conte, svolgendo sempre il suo compito di trattoria con camere.

Fu costruito alla fine del ‘700, quando Cavoretto era ancora Comune autonomo (lo rimase fino al 1889, quando fu assorbito da Torino). Era un luogo di villeggiatura. Proprio così: fino a fine ‘800 la media borghesia torinese andava a villeggiare in collina. Cavoretto fu per secoli anche una meta popolare di esodi festivi per liete scampagnate nei prati: ci si arrivava solo in calesse o a piedi salendo la famosa “rampa” cantata da Balocco.

Quando il Duce costruì il largo Viale del Littorio (che nel 1946, con virata semantica di 180°, divenne Viale XXV Aprile) il Comune istituì un servizio pubblico di corriera. Poi ci fu il filobus, e oggi il pullman 47. Ma l’albergo funzionò sempre “a ore”, come tanti suoi simili in collina. Andò in crisi come tale quando la gente smise di andarci a piedi o in bus: nell’era delle macchine un albergo a ore deve avere un garage chiuso, se no chi amoreggia dentro può essere individuato dall’auto posteggiata fuori.

Resta ancora nell’aria, però, vedendo cadere quei muri fatti di mattoni pieni e pietre di fiume (come usava nel ‘700) un profumo sottile di amori fugaci che benedice il luogo. La felicità, anche di pochi istanti, lascia tracce persino nelle pietre.

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