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Il caso dell'anarchico torinese

La procura generale: «Cospito resti al 41 bis in ospedale». Lui: «Torno a nutrirmi se togliete il carcere duro ad altri compagni»

L’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini ha chiesto che il detenuto possa scontare la pena ai domiciliari a casa della sorella

L'anarchico

Alfredo Cospito

I giudici del Tribunale della Sorveglianza di Milano si sono riservati al termine dell’udienza all’ospedale San Paolo - durata circa due ore - sulla richiesta di differimento pena «per motivi di salute» per Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso per protestare contro il regime del 41 bis.

I giudici hanno cinque giorni per decidere. La procuratrice generale di Milano Francesca Nanni e il sostituto pg Nicola Balice hanno dato parere negativo alla richiesta di differimento pena

. Il parere espresso dalla procura non è vincolante ai fini della decisione.

La Procura generale di Milano ha anche chiesto al Tribunale di Sorveglianza di collocare in maniera stabile Cospito nel reparto penitenziario del San Paolo. L’anarchico si trova già nel “Repartino” dopo il trasferimento dal carcere di Opera dello scorso 6 marzo. La difesa, rappresentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, chiede che il detenuto possa scontare la sua pena ai domiciliari, a casa della sorella. I giudici - la presidente del tribunale di Sorveglianza Giovanna Di Rosa, il magistrato Ornella Anedda e due esperti - dovranno tener conto della scelta di Cospito di non alimentarsi e su questo punto le sentenze della Cassazione sono piuttosto esplicite nel considerare la scelta del detenuto di rifiutare il cibo «non un motivo valido per ottenere gli arresti domiciliari». La valutazione attiene anche la «compatibilità» con il carcere, la possibilità di garantire le cure da casa e «l’umanità» della pena dietro le sbarre dato lo stato di salute. Cospito «sarebbe disposto a recedere da questo sciopero della fame purché il Tribunale di sorveglianza liberi altri detenuti sottoposti al 41 bis - ha detto il suo avvocato - che hanno molte più ragioni valide per essere messi in detenzione domiciliare, riportati a casa e magari fatti morire nel loro letto». Il legale aggiunge: «Ha espresso una grandissima umanità: lui rinuncerebbe alla sua battaglia purché il Tribunale dia un segnale di resipiscienza in ordine al fatto che questi provvedimenti di differimento della pena vengono normalmente compiuti soltanto quando il soggetto è ormai prossimo al decesso. Andando a casa, interromperebbe lo sciopero della fame perché a suo giudizio potrebbe ricominciare quelle attività che l’hanno condotto a dire che questa non è vita». Secondo l’avvocato è verosimile un eventuale ricorso in Cassazione in caso di sentenze negative dai tribunali di sorveglianza di Milano e Sassari, anche se a suo giudizio «le aspettative di vita di Alfredo Cospito non consentono di attendere una decisione di questo tipo».

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