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il delitto di collegno

La difesa del giovane che uccise il padre: «Come potete punire Alex?
Voleva difendere la famiglia»

In udienza il legale del ventenne che ammazzò Giuseppe Pompa il 30 aprile 2020 ha chiesto la conferma dell'assoluzione per legittima difesa

Alex Pompa

Alex con la madre, Maria

«Vi sentite di dovere punire Alex perché ha semplicemente avuto, come unico motivo di agire, quello di sopravvivere e difendere, oltre a se stesso, sua madre? Vi sentite di mandarlo in prigione per 14 anni?». Alla settima ora di arringa, l’avvocato difensore Claudio Strata, il legale di Alex Pompa, si è rivolto così il 12 aprile 2023 alla Corte d’Assise d’appello che dovrà giudicare il ventenne di Collegno, prima di chiedere la sua assoluzione.


Alex, che era presente in aula, con la madre, Maria Cotoia e il fratello Loris, il 30 aprile 2020 uccise il padre Giuseppe Pompa dopo l’ennesima aggressione di quest’ultimo contro la madre. In primo grado, nel 2022, Alex venne assolto per legittima difesa dalla Corte d’Assise. Ma al processo d’appello, alla scorsa udienza, il pm Alessandro Aghemo ha chiesto la condanna del giovane per omicidio volontario. La pena (“limitata” rispetto al reato contestato) tiene conto della semi infermità dell’imputato, che era stato valutato non del tutto capace di intendere e di volere al momento del fatto.

«Il padre minacciava di morte spesso tutta la famiglia - ha precisato ieri l’avvocato Strata - e quella sera la miccia era tale da costringere Alex ad intervenire». Lo stesso imputato, interrogato, aveva detto: «Mio padre voleva farci fuori, era una furia. Se non avessi agito così non saremmo arrivati vivi al primo maggio». In aula, anche ieri, sono risuonati gli audio delle sfuriate terribili che la vittima faceva alla moglie, che insultava con rabbia, sia nel 2020 che negli anni precedenti. I figli, in un contesto familiare infernale in cui nessuno dei due coniugi aveva scelto di separarsi, avrebbero vissuto ascoltando urla disumane, e sarebbero stati costretti a impersonificare ruoli non consoni per un ragazzino. Quello di protettori della madre.

«Questo è un femminicidio mancato ed è una strage familiare mancata», ha detto l’avvocato Strata, aggiungendo: «Alex non è un assassino. Ha agito mosso da uno spirito difensivo, non da una sua iniziativa vendicativa. Voleva soltanto difendere la famiglia. Dire che Alex si sia costruito una fantasia su un attacco mortale è impensabile - ha concluso - tutto ciò che ha fatto deriva dall’istinto di sopravvivenza. Alex è un ragazzo cresciuto troppo in fretta ed è stato esposto a gravissime violenze documentate. Sono convinto che nella sua mente non ci sia stata l’intenzione di andare oltre al difendersi. E se ha agito per semi infermità, l’assoluzione non può che essere comunque tale. Se, infine, c’è stato un eccesso di legittima difesa, mi pare comunque incolpevole». La sentenza è prevista il 4 maggio. «Vi consegno Alex - ha detto il legale prima di concludere l’arringa - e vi chiedo di votare con il cuore e non solo con la mente. Vi chiedo di confermare l’assoluzione».

 

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