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ALL'ABBAZIA DI WESTMINSTER

I segreti dell'incoronazione di re Carlo e Camilla. E si brinda con il Vermouth

Il nuovo sovrano sale al trono e festeggia con un cocktail a base di Carpano

I segreti dell'incoronazione di re Carlo e Camilla. E si brinda con il Vermouth

Re Carlo III e Camilla

Il rossore delle guance di Carlo III d’Inghilterra è dovuto alla “rosacea”, una malattia della pelle cronica nota anche con il nome di “Couperose” o “Sindrome di Rembrandt”. Ma le guance rosse spesso si accostano anche al piacere del vino e degli alcolici a cui Carlo non è per nulla esente. Anzi, il re è un appassionato di vini e di vermouth, e proprio oggi, nel giorno della sua incoronazione che si terrà alle 11 nell’abbazia di Westminster, il cocktail scelto per celebrare il grande giorno sarà a base di gin e vermouth “made in Torino”.


Il vermouth torinese
Uno degli alcolici che verrà utilizzato per il cocktail di incoronazione, secondo indiscrezioni, sarà proprio il nostro Vermouth Carpano, ideato da Antonio Benedetto Carpano nel 1786, nome che indica l’artemisia, pianta essenziale, e in tedesco, perché Carpano aveva una passione per Goethe. Dopo un periodo di studi da erborista, Carpano, nella sua bottega situata proprio di fronte a Palazzo Reale, inventò la formula che diede origine alla categoria merceologica dei Vermouth. E, sicuro della bontà di quel nuovo prodotto, ne inviò una cesta al re Vittorio Amedeo III. Da lì partì l’enorme successo del nostro vermouth che ha sempre “fatto gola” alla nobiltà e agli statisti, come il conte Cavour, Massimo d’Azeglio, Luigi Brofferio, Urbano Rattazzi.

La ricetta reale
La ricetta preferita di Carlo prevede una mescolazione di gin e vermouth al 50%. E si pensa che durante la giornata di oggi verranno utilizzati anche i lamponi per dare maggior colore e sapore alla bevanda per metà torinese. Nato a Torino, o meglio nella fabbrica di Pessione di Chieri, è anche l’aperitivo che sembra essere il preferito di king Charles, ossia il Martini cocktail. Sempre torinese è anche il vermouth Cocchi che spopola in Inghilterra con il Savoy Dry Vermouth, frutto di un’importante collaborazione tra la storica casa produttrice torinese e il celeberrimo grand hotel londinese Sovoy.

Il legame col Piemonte
Il legame di Carlo con il nostro patrimonio enologico è ben noto anche per il vino. Nel 2004 infatti l’allora Principe fece un tour in un’azienda agricola di Diano d’Alba, cenò in un agriturismo di Verduno con Carlin Petrini e incontrò gli studenti dell’Università di Scienze gastronomiche. Ovviamente degustando svariati calici di vino langarolo che Carlo ha sempre apprezzato.

Più ricco di Elisabetta
Non avrà certo problemi il re d’Inghilterra a comprare bottiglie costosissime di vermouth torinesi e vini piemontesi. Secondo il quotidiano inglese Sunday Times, che pubblica ogni anno l’elenco delle persone più ricche di Gran Bretagna, il nuovo sovrano possederebbe circa 600 milioni di sterline (quasi 700 milioni di euro). Ma stando al Guardian, la fortuna del re si aggirerebbe invece attorno ai due miliardi. Un patrimonio che renderebbe la vita di re Charles ben più agiata di quella di sua madre Elisabetta, la cui ricchezza il Sunday Times fissava a 370 milioni di sterline (poco più di 400 milioni di euro). Ma la vera fortuna del re sta nei suoi possedimenti, i castelli di Sandringham e di Balmoral: Il primo è valutato 245 milioni di sterline (circa 280 milioni di euro), mentre il secondo, acquistato dal principe Alberto per la regina Vittoria, vale 210 milioni di sterline (quasi 250 milioni di euro).
A questi beni si aggiunge il portafoglio di investimenti della regina in azioni e obbligazioni di circa 100 milioni di sterline. Su tutto ciò il re non ha pagato la tassa di successione (quasi 150 milioni di sterline) per via di una legge speciale voluta dal premier conservatore John Major. In totale, i possedimenti della Corona valgono oltre 15 miliardi di sterline (circa 18 miliardi di euro) e sono considerati cosa pubblica, ma da principe di Galles, Carlo godeva dei profitti del ducato di Cornovaglia (ora passato a William), e da bravo amministratore in dieci anni ha fatto lievitare la rendita del 42%, portandola a oltre 25 milioni l’anno.

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