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Bici lanciata sullo studente
ll Dna “incastra” il 18enne

Individuato il profilo genetico di chi sputò dalla balconata verso la folla

I carabinieri ai Murazzi

Un sopralluogo dei militari

Hanno lasciato un segno - che diventerà una prova - i ragazzi che la sera del 21 gennaio lanciarono la bici dalla balconata dei Murazzi, colpendo Mauro Glorioso, studente di medicina di 23 anni, ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Cto. Prima di scagliare la due ruote a noleggio da un’altezza di dieci metri, avevano sputato di sotto, verso la compagnia del giovane, che era fuori dal locale The beach. Quegli sputi erano finiti (anche) sul cellulare che un’amica di Mauro teneva in mano, ed erano stati puliti con un fazzoletto. Adesso, la consulenza tecnica ordinata dalla procura per analizzare i Dna presenti su quel fazzoletto è finita: e i risultati sono chiari. Uno dei due Dna rintracciati appartiene a Victor Ulinici, 18enne difeso dall’avvocato Luigi Tartaglino.


Esiste poi un altro Dna trovato su quel fazzoletto, che non apparterebbe a nessuno degli altri quattro indagati, ma a una persona al momento non identificata. Si tratta probabilmente di qualcuno, tra gli amici dello studente, che aveva toccato o usato lo stesso fazzoletto prima che i giovani si sporgessero dalla balconata. Con l’esito della consulenza sul Dna la procura del tribunale dei minorenni, guidata da Emma Avezzù, si appresta a chiudere l’indagine a carico di tre ragazzi che fanno parte del gruppo di indagati: il 15enne e il 17enne difesi rispettivamente dagli avvocati Domenico Peila e Michele Ianniello e la 17enne assistita dalla legale Annalisa Baratto.

Tutti e tre si trovano in carcere. I termini della detenzione sono più stringenti (così come quelli dell’indagine) quando si tratta di minorenni, rispetto a quelli del tribunale ordinario. Ecco perché la procura dei minori potrebbe chiudere l’inchiesta prima della procura ordinaria, a cui per competenza spetta invece valutare le posizioni dei due 18enni, Victor Ulinici e Sara Cherici (scarcerata dal tribunale del Riesame il 23 febbraio).


La pm Livia Locci sta lavorando anche sulla traiettoria del lancio della bici e su altre circostanze che potrebbero servire a comprendere meglio se davvero quel tiro fu casuale, come sostengono i ragazzi, o se invece fu «un tiro a segno» per colpire qualcuno, come sostiene il gip che ha ordinato il carcere come misura di custodia cautelare. «Volevamo imitare chi di solito fa il lancio dei bicchieri», aveva detto in lacrime Ulinici durante l’interrogatorio, aggiungendo: «Non volevamo colpire nessuno. Abbiamo visto una bici e abbiamo deciso di lanciarla». La stessa versione era stata ribadita dai suoi amici. La 17enne aveva confessato che l’idea di compiere il folle gesto sarebbe balenata nella mente di «qualcuno» quando il gruppo (erano tutti sotto effetti di alcol e hashish) era a bere in un locale di piazza Vittorio.

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