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EMERGENZA CARONTE

Nei pronto soccorso di Torino una visita su quattro con il “codice calore”

Oltre 200 richieste di aiuto in un giorno nei reparti di urgenza, l'allerta dei medici: «Se il paziente dopo il collasso chiamate un'ambulanza»

Nei pronto soccorso di Torino una visita su quattro con il “codice calore”

Un accesso su quattro in pronto soccorso è dovuto al caldo

Antonio, 80 anni compiuti in una corsia d’urgenza dell’ospedale, non la smetterebbe di lamentarsi su come ha trascorso gli ultimi tre giorni in pronto soccorso. «Mi hanno tenuto lì come una statua, fermo, per poi suggerirmi di contattare un ematologo: mi chiedo, ma loro non ce l’hanno?». Anna, sua moglie, rimbrotta. «Lo scusi, sembra arrabbiato ma è per il caldo: lo hanno trattato bene, lui è diabetico, ma sul caldo ha proprio ragione. Credo sia stato male più del solito proprio per quello». Già, perché Antonio in pronto soccorso ci è finito «rotolando nel letto in cerca di fresco e di sonno», forse, per il troppo patire le temperature degli ultimi giorni. «Un inferno, mi creda: io ho anche problemi di respirazione e di notte soffoco». Lui è solo uno degli oltre 200 pazienti che, in media, cercano ogni giorno aiuto nei reparti di emergenza di Maria Vittoria, San Giovanni Bosco, Martini, Molinette e Mauriziano. Gli accessi quotidiani sono altrettanti in ventiquattro ore, nel complesso, solo alle Molinette e al Maria Vittoria. Tra 150 e 180 per Giovanni Bosco, Martini e Mauriziano. E per oggi è previsto il “picco” dell’ondata di afa e “caldo africano” anche all’ombra della Mole.

Effetto “codice calore”
Non è un caso che il ministero della Salute abbia attivato il cosiddetto “codice calore” per i casi più urgenti colti da malore per la canicola. Le statistiche, al momento, restano quelle della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza il cui presidente, Fabio De Iaco, conferma essere significative. «Tra il 15% e il 25% degli accessi in questi giorni possono avere una correlazione con il caldo che tutti stiamo soffrendo» spiega De Iaco, consigliando anche quali siano i segnali da tenere in forte considerazione. «Quando capita di trovarsi di fronte a un caso sospetto per un cosiddetto “colpo di calore” si dovrebbe sdraiare il paziente, sollevandone le gambe di almeno 30 gradi e rinfrescarlo con impacchi umidi. Ma se il paziente, entro breve, non risponde a questi solleciti, bisogna chiamare i soccorsi con urgenza» spiega De Iaco, chiosando anche rispetto all’impatto che il “codice calore” avrà sulla medicina di primo soccorso. «Il “codice calore” scritto sulla circolare ministeriale in realtà è solo un metodo per richiamare l’attenzione sul problema, perché come sempre i pronto soccorso applicano il “triage a cinque livelli” che definisce le priorità d’accesso. Non ci saranno “vie preferenziali”, ma ovviamente attenzione alle condizioni, in particolare quelle a rischio».


Emergenza canicola
Camminando tra le corsie di Maria Vittoria e Molinette, ad esempio, capita di incontrare chi si lamenta. Non tanto del caldo ma delle proprie patologie peggiorate dalla stagione. «Perché non ricordano la strage di anziani che ci fu vent’anni fa» commenta l’accompagnatore di un paziente impegnato da tempo nel volontariato. «Oggi non sembra perché non si arriva in ospedale per il caldo e basta» puntualizza Paolo C., 32 anni. «Molte patologie gravi, però, peggiorano proprio durante l’estate. Quando, tra l’altro, parenti e familiari stretti sono già partiti per andare in vacanza in mare o in montagna».

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