Ladri e balordi assaltano le ambulanze della Croce Verde, i volontari: «Lavoriamo nella paura»

Le ambulanze della Croce Verde di Villastellone sono finite nel mirino di vandali e balordi. Da inizio dell’anno sono una decina gli episodi avvenuti in via Porpora, sede torinese, tra mezzi danneggiati e furti in sede.

L’ultimo nella notte tra venerdì e sabato quando ignoti hanno rotto il vetro di un’ambulanza parcheggiata a due passi dalla sede di via Porpora, un mezzo usato per le emergenze, rubando il cellulare usato come navigatore.

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L’ultimo danno

«I ragazzi erano appena rientrati da un servizio e sono stati fermi mezz’ora - racconta Marco Mortara, direttore della Croce Verde di Villastellone sezione di Torino -. Tempo di riprendersi e si sono accorti del danno. Chiunque sia stato ha rovistato nell’ambulanza per cercare qualcosa (possiamo ipotizzare farmaci) e poi è sparito nel nulla».

Raid vandalici e assalti che - come detto - stanno andando per la maggiore. «In un’occasione sono entrati anche dentro la nostra sede - continua Mortara -. Hanno portato via tablet e cellulari mentre il personale dormiva. Purtroppo nessuno si è accorto di nulla».

Le telecamere

Motivo per cui la sede della Croce Verde ha deciso di installare delle telecamere. Gli occhi elettronici hanno già ripreso dei malviventi, immagini che potrebbero aiutare le forze dell’ordine a identificare i soggetti in questione. «Questi personaggi non hanno paura e noi siamo in difficoltà, ma ringraziamo polizia e carabinieri per il grande lavoro che stanno facendo».

Balordi che se la sono presa anche con le auto dei volontari e di alcuni residenti della zona Barriera di Milano. In un caso un dipendente si è trovato il vetro dell’auto in frantumi e il furto di scarpe e indumenti lasciati nel veicolo. In un’altra occasione, dopo aver sanificato, è sparito uno zaino medico da un’ambulanza, poi ritrovato (svuotato) nella rampa di un garage.

«Sicuramente faremo denuncia - concludono dalla Croce Verde -. Abbiamo già assicurato la nostra sede ma è inutile negarlo: viviamo e lavoriamo in condizioni molto critiche».

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